VIENI A LAMPEDUSA (di Diego Sergio Anzà)
In una caletta ci sono ombrelloni colorati e vacanzieri abbronzati. I bambini inseguono piccoli aquiloni ed i più grandi discutono sul miglior drink in discoteca. Nella caletta c’è il mondo di fuori. Il nostro mondo.Spuntano, a pochi metri dalle risate della spiaggia, un peschereccio isolano ed un battello della Guardia costiera. Sono carichi di dolore e di speranza. Sono carichi di disperati, salvati nel mare di Lampedusa. Le imbarcazioni sfilano lentamente davanti ai bagnanti. Crudele ossimoro del destino. È il mondo di dentro che tende le mani, che viene a disturbare i nostri riti e la nostra quiete. È il mondo dentro i camion della morte, dentro i capannoni della fame e degli stupri, dentro i legni del terrore, dentro la pancia orrenda di Nettuno.
Sono le scene del prezioso film tv, Lampedusa. Ma non illudiamoci. Non è fiction, è la realtà. Una volta tanto i due piani, purtroppo, si mescolano, si sovrappongono. Non c’è bisogno d’inventarsi nulla. Basta fotografare, basta saper vedere e sentire. E non consoliamoci: noi non stiamo fuori, non possiamo continuare a giocare sulla battigia. Stiamo dentro la nostra coscienza sporca. Dentro un mondo che non può più chiudere gli occhi. Dentro un’Europa dove scorrono, limacciosi, i fiumi dell’ignavia o , peggio ancora, dell’egoismo e della xenofobia. La Storia, prima o poi, ci farà pagare un conto salatissimo. Ed in quel momento, i Salvini, i Farage, i Trump, le Le Pen, le Meloni, le Santanchè, ed in qualche misura anche i Grilli, scapperanno come conigli e resteremo solo noi a pagare le nostre colpe.
La Storia, anche se a carissimo prezzo come col Nazismo, riesce a suturare pure le ferite più orrende. Ma perché allora non prevenire il macello delle nostre anime? Domanda inutile perché rivolta al genere umano…..
Alla fine del film Lampedusa, il generoso e coraggioso comandante della Guardia costiera che con i suoi uomini e con pochi angeli terreni, è riuscito a salvare tanti fratelli migranti, dice: “UNA COSA MI È SICURAMENTE CHIARA: NESSUNA PAROLA, NESSUN GIUDIZIO, NESSUNA POLEMICA PER QUELLO CHE ABBIAMO FATTO PER QUESTA GENTE, MI AVREBBE PIÙ TOCCATO. E SE QUALCUNO MI AVESSE CHIESTO COSA NE PENSAVO, AVREI SAPUTO ESATTAMENTE COSA RISPONDERE: PRIMA DI APRIRE BOCCA, VIENI A LAMPEDUSA, VIENI A VEDERE CON I TUOI OCCHI”.
Si stima che a Lampedusa, porta dell’Europa, negli ultimi 20 anni, sono giunti circa 400.000 disperati. Solo nel 2015, gli eroi della Guardia costiera hanno salvato 153.843 migranti. Le donne 21.230, i bambini 16.048. In tantissimi non ce l’hanno fatta. Il mare nostrum e diventato un enorme cimitero.
Secondo stime internazionali, lungo le frontiere europee, dal 1988 i morti sono stati 27.382. Solo nel 2016, i gorghi assassini dell’indifferenza hanno inghiottito 4.273 profughi.
Che aggiungere? Soltanto che quel piccolo mondo di giusti, se esiste, dovrebbe inchinarsi dinnanzi ai nostri militari del mare e davanti a tutti i lampedusani che riscattano con il loro straordinario esempio, le nostre vite inutili e dormienti.
P. S. In un Paese civile, il film Lampedusa dovrebbe essere proiettato, almeno una volta alla settimana, in tutte le scuole. E ventiquattro ore al giorno, nei salotti dei razzisti.
Diego Sergio Anzà