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TERRIBILE DECISIONE (di Diego Sergio Anzà)

TERRIBILE DECISIONE (di Diego Sergio Anzà)
Settembre 19
12:26 2016

È successo in Belgio. Un diciassettenne, malato terminale, aveva dolori insopportabili e ha deciso, col consenso dei genitori e dei medici, di porre fine a tante indicibili sofferenze, affidandosi alla “morte dolce”. È il primo caso al mondo di eutanasia su un minorenne. La legge in Belgio lo permette.
Una decisione terribile. Non voglio sprecare parole inutili, soprattutto per rispetto nei confronti di una famiglia che ha dovuto affrontare questa immane tragedia ed anche perché commentare vicende come queste significa camminare in bilico su un filo teso sul precipizio dei sentimenti e della ragione. La vita però a volte è crudele oltre ogni limite ed abbiamo il dovere di interrogarci e di trovare qualche risposta.eutanasia_003

In queste ore, ne ho sentiti di commenti. Come sempre, i cattolici (beati loro!) sono i primi ad intervenire con le solite semplificazioni. La vita è un bene di dio e viene prima di tutto, i genitori sono mandanti di un delitto, bisogna sopportare anche le prove più difficili, ecc. ecc.

Io non ho tante certezze. Dico solo che dolore e morte non possono essere materia esclusiva di fede. Troppo facile, troppo comodo e troppo elusivo. Potrei chiedere aiuto a Zenone di Cizio o alle mummie di Leopardi. Il discorso diventerebbe accademico ed in qualche modo irriverente di fronte a tanto strazio.
Una possibile, e più semplice, via di uscita, credo possa trovarsi nel concetto di libertà.

Di fatto, secondo i credenti, l’uomo deve avere meno libertà possibili, affinché così senta più forte sulla propria vita la morsa del destino, degli eventi, della storia, insomma di dio. Quello stesso dio che procura gioia e nello stesso tempo sofferenza.
eutanasia_006Tutti gli uomini allora dovrebbero accontentarsi di un dio che permette al diavolo di mandare sofferenze al suo devoto fedele Giobbe in maniera incomprensibile? Proprio nel concetto della sofferenza sta una lacerazione insanabile tra la ragione e la fede. Accettare questo dio significa accettare incondizionatamente il suo silenzio alla domanda di Giobbe: “Perché mi fai soffrire?”. Un’accettazione senza spiegazione è di per sé una non spiegazione. E qui sta la netta differenza tra l’etica laica e quella cattolica. Una differenza insormontabile.
L’etica laica considera sacro l’individuo in sé, e con esso la sua dignità, la sua personalità, la sua volontà. L’etica cattolica considera la persona sacra in quanto figlia di Dio, sacra in quanto partecipe della sacralità del divino, non di una sacralità autonoma.

Capisco che il discorso non è, e non può essere, esaustivo. Ci sono tematiche che vanno al di là del bene e del male, che sono avvolte in una nebulosa ontologica che non ci è dato esplorare per intero.

Un’ultima elementare domanda: perché la morte come pena sì e la morte come liberazione dalla sofferenza no?
Ritengo che chi, drammaticamente, sceglie la seconda opzione, vada rispettato e basta.
Gnoseologia, teologia e dogmi debbono restare fuori da quella stanza di ospedale in Belgio. Lì il dolore e la morte hanno raggiunto il punto meno decifrabile della vita. O forse quello più evidente.

 

 

 

Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.