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SICILIA – Garanzia Giovani tra luci e molte ombre

SICILIA – Garanzia Giovani tra luci e molte ombre
Ottobre 06
13:00 2015

La CGIL siciliana delinea un quadro generale del Garanzia Giovani a pochi giorni dalla scadenza del termine ultimo per la presentazione delle istanze per l’attivazione dei tirocini formativi. La sintesi è di Monica Genovese, della segreteria della Cgil Sicilia e Andrea Gattuso, responsabile del dipartimento politiche giovanili.

I due sindacalisti osservano come la Sicilia, ad oggi, sia la prima regione in Italia per numero di tirocini attivati, ma sia anche una delle poche regioni a non avere una legge che disciplini la materia, prevedendo regole per aziende, enti promotori e tirocinanti e severi controlli per evitare gli abusi.

In un mercato del lavoro asfittico, in assenza di controlli si rischia di costruire un “tirocinificio” in cui le aziende possono attingere a manodopera giovane, spesso molto qualificata, in maniera gratuita, mentre peraltro i giovani subiscono pure la beffa di vedere le prime indennità anche dopo quattro o cinque mesi dall’inizio dello stage.

La mancanza di una regolamentazione complessiva dello strumento del tirocinio, a partire dall’orario di svolgimento, la mancanza di un sistema di rigorosi controlli a monte e durante il periodo di svolgimento e la previsione di severe sanzioni per chi abusa dello strumento, non aiutano i giovani siciliani ma regalano alle aziende forza lavoro a costo zero.

Alla Cgil, fa sapere il sindacato stesso, sono giunte dai giovani innumerevoli segnalazioni di abusi: da orari di lavoro ben oltre le 40 ore settimanali, anche di notte, a mansioni da lavoro tipicamente subordinato, dalla mancanza di tutoraggio e formazione fino a richieste illegittime di pagamento di assicurazioni che sarebbero a carico dell’azienda o del soggetto promotore e a parcelle illegittime a soggetti che dovrebbero attivare gratuitamente i tirocini.

Insomma il sistema dei tirocini promossi nell’ambito del progetto Garanzia Giovani sta rischiando di trasformarsi da strumento di crescita professionale a strumento di sfruttamento legalizzato, ed a pagarne le conseguenze saranno sempre e soltanto i giovani.

Redazione

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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