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RIFLESSIONI SUL NATALE – Cosa stiamo lasciando ai nostri figli ? Di quale eredità potranno godere…

RIFLESSIONI SUL NATALE – Cosa stiamo lasciando ai nostri figli ? Di quale eredità potranno godere…
Dicembre 28
15:55 2023

Cosa stiamo lasciando ai nostri figli ? Di quale eredità potranno godere nel cammino della loro vita ? Come li stiamo aiutando ad avere solide basi della loro esistenza, specie in una fase difficile di crescita e di formazione della personalità ? Quali valori stiamo loro trasmettendo ?

Gli interrogativi potrebbero continuare e avere le più svariate risposte e nascono da una constatazione fatta in occasione della recente Novena di Natale. E’ vero che i tempi sono cambiati – come sentiamo continuamente ripetere quasi a mò di giustificazione -, sebbene non si specifichi mai se in meglio o in peggio, è vero che oggi i ragazzi hanno a disposizione di tutto e di più, ma determinati valori non hanno tempo e non possono svanire negli anni. Arrivo al dunque: mai come quest’anno alla novena, nelle varie comunità parrocchiali pattesi, ha partecipato un numero così esiguo di bambini e di ragazzi. Mai come quest’anno le stesse messe della notte o del giorno di Natale non hanno visto le chiese strapiene (fino a qualche anno fa parecchi fedeli rimanevano all’esterno per mancanza di spazio). E non tiriamo fuori, per favore, la scusa della paura per il “ritorno” del covid, perché in tante altre situazioni “affollate” la presenza c’è e pure numerosa. 

Qualcuno potrebbe obiettare che scrivo solo perché sono un insegnante di Religione Cattolica e molto impegnato a livello ecclesiale,l insomma una sorta di ”Cicero pro domo sua”. Vi assicuro che non è così, perché la mia constatazione nasce da dati reali che “dicono” chiaramente che non c’è più spazio per un valore, appunto quello religioso, che ha segnato tante e tante generazioni e che adesso è sottovalutato e fortemente in crisi (e non scarichiamo la colpa solo sulla Chiesa). Le famiglie non “ci perdono più tempo” ad educare sotto questo aspetto i propri figli; delegano alle parrocchie, che non sono più un punto di riferimento come un tempo, in vista dei sacramenti della Riconciliazione e della Comunione e tutto finisce lì, ma sono compartimenti stagno, tappe importanti sì, ma solo parentesi. Un tempo poteva anche succedere che i genitori non andassero a messa ma quantomeno spronavano i figli: “Vatinni a missa”. Non saranno più i tempi in cui nto chianu i Santa Nicola bisticciavamo a chi dovesse fare il chierichetto nella messa feriale e non solo festiva; non c’erano tante altre distrazioni, non c’erano tanti altri allettamenti che fanno più facilmente presa sui genitori prima ancora che sui figli, ma indubbiamente era diffuso un senso del sacro che nel tempo è progressivamente sfumato e che oggi non rientra più negli “interessi” delle famiglie. Qualcuno parla di ateismo neanche troppo latente, qualcun altro di indifferenza religiosa, qualcun altro di mancanza di testimoni coerenti e credibili. E il discorso potrebbe allargarsi anche per tante altre “tradizioni” cittadine che, senza un’adeguata educazione in tal senso delle nuove generazioni (la stessa che i nostri genitori e i nostri nonni hanno impartito a quelli della mia età), rischiano seriamente di scomparire. 

Al di là se si creda o meno, se si condivida o meno quanto scritto, a mio avviso pure questo è un segno di decadenza di una comunità, che non riesce più a salvaguardare nemmeno ciò che per tanto tempo ne ha costituito la linfa vitale. 

Non sono un fustigatore dei costumi moderni; vivo in questa società, vivo a contatto continuo con i ragazzi – e sono sempre dalla loro parte -, che, a mio avviso, stiamo privando di qualcosa di fondamentale per la loro vita, facilitando in loro l’amore per tante altre attività e facendo magari sviluppare la convinzione di essere “ateo” (termine che, magari, molti pronunciano per moda senza nemmeno conoscerne il significato). E non scopro certo l’acqua calda sottolineando che l’albero si riconosce dai frutti e che il frutto non cade mai lontano dall’albero. Come avrebbero detto i nostri antenati: “Non c’eni chiù timuri di Diu” !

Non meravigliamoci, allora, e non facciamo nuove crociate se in una canzoncina il nome “Gesù” viene sostituito con “cucù”. Chissà con quanti altri nomi lo abbiamo già sostituito nelle nostre famiglie !

Nicola Arrigo

 
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