PATTI – Vivere l’emergenza covid-19 nell’incongruenza
Sentire un vice ministro della Repubblica (ometto il nome per amore alla mia terra, visto che è siciliano) che dopo l’ecatombe di ieri a Beirut assicura che “l’Italia è vicina al popolo libico”, ha suscitato in me un mix di ilarità, delusione, smarrimento. Non perché necessariamente chi “fa politica” debba avere un master in Geografia, ma sicuramente dovrebbe sapere che il popolo è quello libanese. Magari gli diamo l’attenuante del lapsus, ma tale esternazione mi dà l’assist per tornare su un tema che, negli ultimi giorni, forse a causa del caldo o della recrudescenza del covid-19, mi ha frullato spesso in testa: in Italia che spazio c’è ancora per la cultura ?
Vi garantisco che non è un improvviso “attacco di calore” o un delirio da pandemia, ma tanti fatti contingenti hanno generato la domanda e continuano a generarla in me. Mi chiedo: perché per la riapertura regolare delle scuole ci sono ancora mille dubbi (nonostante i proclami della ministra), si attende il responso vincolante del Cts, mentre per altri luoghi che diventano “normali centri di assembramento” è tutto ok ? Mi riferisco principalmente alle discoteche dove, nonostante i buoni propositi, gli accorgimenti, i controlli (?), vuoi o non vuoi sei costantemente a contatto con tante altre persone.
Non si possono fare le processioni (è “saltata”, a fine luglio, quella della patrona Santa Febronia, domenica prossima “salterà” a Sorrentini quella di San Teodoro, sicuramente “salteranno” quelle di Tindari e Marina di Patti a settembre), ma ci si può riversare su una “pista da ballo”.
Per me, modestissimo parere, una grandissima incongruenza ! Magari si potrebbe proporre di ricominciare l’anno scolastico in una discoteca, spiegando Dante o il teorema di Pitagora mentre si sta ballando, tutti….vicini vicini.
Altro quesito a chi di competenza: è plausibile ed accettabile che in una discoteca possano accedere circa mille persone (vai ad applicare il distanziamento) e nel teatro di Tindari, peraltro all’aperto, dove sono iniziati i tradizionali “appuntamenti estivi”, la capienza da 1800 è ridotta a 470 persone ? Non è un altro evidente “attentato” alla cultura ? Forse sono io a non capire l’intento reale, protettivo, costruttivo, profondamente sanitario, dei tanti “Soloni” che prendono tali decisioni. Anche questo è un dato incontrovertibile: “riempie più gli occhi” aprire una discoteca che una scuola o un luogo di cultura, come è, appunto, il teatro tindaritano. I veri untori del covid, evidentemente, sono coloro che ritengono la cultura un bene prezioso ed il vero “termometro” di una società sotto tutti i punti di vista.
Mi riservo di soffermarmi, in un futuro pezzo, sul “limite” ancora esistente per l’accesso alle celebrazioni in chiesa. Probabilmente, diventerei troppo di parte e darei la netta impressione di essere “cicero pro domo sua”.
Per il momento, allora, stendiamo un velo pietoso. Chiudo con una rassicurazione: condividendo che “il sonno della ragione genera mostri”, non “ce l’ho” per partito preso con le discoteche e gli abituali fruitori, ma, lasciatemelo dire, la cultura è tutta un’altra cosa !
Nicola Arrigo
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