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PATTI – Tyndaris Agorà Filosofica. “Tra filosofia e tragedia: il logos come argomentazione razionale o come rappresentazione emozionale”

PATTI – Tyndaris Agorà Filosofica. “Tra filosofia e tragedia: il logos come argomentazione razionale o come rappresentazione emozionale”
Marzo 01
17:10 2022

Tra filosofia e tragedia: il logos come argomentazione razionale o come rappresentazione emozionale” è stato il tema del terzo incontro di “Tyndaris Agorà Filosofica”.

Relatori sono stati Annamaria Anselmo, docente ordinario di Storia della Filosofia dell’Università di Messina, socio fondatore e segretario scientifico del Centro Studi di Filosofia della complessità “Edgar Morin”, Presidente della Sezione di Messina della Società Filosofica Italiana, e Giuseppe Gembillo, già professore ordinario di Storia della Filosofia dell’università di Messina, membro del Comitato scientifico e decente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, Presidente del Centro Studi “Edgar Morin”, membro del consiglio direttivo della Società Filosofica Italiana nonché ex allievo del Liceo “Vittorio Emanuele III” di Patti, tra i promotori dell’iniziativa che continua a riscuotere un vastissimo consenso di pubblico. 

La grande rivoluzione operata dalla nascita della filosofia, nel VII-VI secolo A.C., determinò un cambio di rotta fondamentale affermando una nuova forma di spiritualità, intesa non come accettazione acritica dei dogmi, bensì come progressiva analisi razionale della realtà e della posizione dell’uomo in rapporto ad essa.

Un gruppo di Greci stravaganti ha guardato il mondo con occhi diversi” ha ricordato la professoressa Anselmo, citando Hegel, “e da quel momento in poi, alle domande esistenziali che l’uomo si era sempre posto, si iniziò a rispondere non accettando passivamente una rappresentazione religiosa e dogmatica della realtà, ma basandosi su ipotesi razionali e costruendo progressivamente un sistema scientifico che non si è più fermato”. “Il Logos – ha aggiunto –  ha, dunque, cambiato il modo di intendere la conoscenza e ancora oggi questa consapevolezza mette in rilievo un valore imprescindibile della scuola e dell’insegnamento: la scuola infatti ha il compito di insegnare a pensare in maniera diversa, a mettere in discussione, in maniera razionale e attraverso la fase del confronto, le nuove ipotesi con l’obiettivo di favorire un orizzonte comune. Questi temi, validi in ogni contesto, oggi soprattutto in ambito scientifico, si propongono in tutta la loro impellente attualizzazione ed è quanto l’Agorà filosofica si propone di fare, attraverso l’approfondimento di essi, la promozione di una cittadinanza consapevole”.

Cittadinanza che implica” -come ha approfondito il professore Gembillo -, “una conquista di libertà che passa attraverso una lacerazione e l’assunzione della responsabilità del sapere, in contrapposizione a quelle presunte verità assolute che ci rendono forse sicuri, ma soprattutto acritici”.

La tragedia ha rappresentato, nella Grecia classica, il momento di frattura determinante con il modo tradizionale di interpretare la realtà, rendendo l’individuo consapevole e responsabile delle proprie azioni” ha continuato Gembillo, con puntuale riferimenti alla produzione tragica greca e riprendendo la disamina hegeliana della massima espressione della poesia e della spiritualità greca, “luogo di incontro tra dramma generale e individuale, in cui l’autoconsapevolezza si accompagna all’assunzione della responsabilità delle proprie scelte interiori rispetto al potere costituito con cui si confligge”.

Prometeo, Antigone sono solo alcuni degli eroi tragici del mondo greco che ci continuano a parlare e ci invitano a riflettere sul significato delle scelte e delle responsabilità da assumere, in un contesto problematico e incerto in cui tutto diventa possibile. Il richiamo, infine, alle grandi rappresentazioni tragico-razionali di Euripide, in particolare “Le Troiane” e “Le Baccanti”, come ha evidenziato il professore Gembillo, “ci induce a riflettere sull’importanza dell’irruzione del logos razionale nella rappresentazione tragica, e sul messaggio politico che le due opere contengono”.

Massime e principi che valgono ancora oggi e che, come è emerso dal dibattito-confronto che è seguito alle due relazioni, accolgono pienamente l’appello di Goethe “che ci ricorda di essere degni eredi di ciò che abbiamo ereditato”. “In fondo –  ha concluso il professore Gembillo, ciò che abbiamo ereditato bisogna riconquistarlo, per poi superarlo”.

Nicola Arrigo

 
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