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PATTI – Testimonianze storiche della città si sgretolano nel disinteresse piu’ assoluto

PATTI – Testimonianze storiche della città si sgretolano nel disinteresse piu’ assoluto
Dicembre 02
14:08 2018

Tre testimonianze storiche della città stanno andando in rovina nel disinteresse generale di quanti dovrebbero intervenire. Parliamo dei Murales di via Degli Orti, dell’antica Fontana di San Leonardo e della vecchia pescheria.

I Murales sono stati realizzati, nel lontano 1987, grazie ad un concorso nazionale denominato “Patti in murales”, su iniziativa della Pro Loco di Patti, presieduta dal professore Roberto Princiotta e del Centro Internazionale di Etnostoria di Palermo. Oggi, purtroppo, gli agenti atmosferici hanno tolto alle opere la brillantezza dei colori originari e buona parte di essi è stata addirittura interessata negli intonaci. Prima che accada il peggio, sarebbe opportuno che si intervenisse per salvare una interessante testimonianza artistico – culturale, adottando anche accorgimenti protettivi particolari.

Non si distacca molto dalle predette considerazioni il manufatto di via Fratelli Bandiera, nato come pescheria nella parte antica della città e, successivamente, dopo anni di abbandono, destinato, a partire dall’anno 2000, a centro di cultura grazie ad una iniziativa dell’Azienda Turismo e del Rotary Club di Patti. Per diverso tempo, l’antica pescheria ha ospitato, con successo, diverse iniziative artistico – culturali ma,col tempo, è scemata, giorno dopo giorno, l’attenzione di tutti, per cui, oggi, la struttura è ridotta in pessimo stato di conservazione e di sicurezza.

Purtroppo, in questa deprecabile situazione, è venuta a trovarsi anche l’antica fontana di San Leonardo, malamente restaurata poco più di quindici anni fa e che adesso versa in condizioni di degrado davvero indescrivibili. Per dare un quadro completo della struttura e per evidenziare il suo valore storico e artistico, è berne ricordare quello che ha scritto in merito, trent’anni fa, in un suo libro, il pattese Giuseppe Mellina Ocera: “Io la ricordo ancora con il suo bello obelisco di pietra arenaria alla cui base tre capaci cannelle mescevano un’acqua fresca in altrettante conche di pietra arabescate con foglie di acanto, come certi capitelli. Dalle conche, poi, l’acqua, con lo scrosciare di breve cascata, cadeva nella retrostante vasca tappezzata di muschio, sempre ospitale per le rane screziate di verde mare che ci guazzavano dentro gracidando”. Un angolo di Patti – lo definiva – davvero bello dove tutti, a quel tempo, amavano andare ad assaporare, oltre alle fresche acque, anche il dolce fascino di uno dei luoghi più suggestivi. A quel tempo !….

 

 

 

Nicola Arrigo

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.