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PATTI – Santa Febronia, patrona e concittadina. La festa che non ha più il fascino di un tempo. (di Nicola Arrigo)

PATTI – Santa Febronia, patrona e concittadina. La festa che non ha più il fascino di un tempo. (di Nicola Arrigo)
Luglio 22
17:38 2017

Un tempo era “a fera”, perché, nell’area sottostante il cimitero, si svolgeva una grande fiera del bestiame, che richiamava allevatori da tutta la Sicilia ed anche da altre regioni italiane.

Oggi, purtroppo, pur essendo la festa della patrona, non ha più il fascino di un tempo; Santa Febronia, patrona e concittadina, è un “richiamo” quasi esclusivamente per i “veri” pattesi, cioè per quanti, fin da piccoli, per merito di nonni e genitori, ne hanno appreso la storia e maturato la devozione. Per molti, invece, – dispiace dirlo ma è la realtà -, specie delle giovani generazioni, Santa Febronia è un’illustre sconosciuta (sono tanti che, rivolti ai più piccoli, al passaggio del simulacro della santa, esortano: “Manda un bacio alla Madonnina”), perchè sconosciuta è la storia del proprio paese, capace di esprimere esempi così luminosi di fede fino alle estreme conseguenze. E anche in molti di coloro che “aspettano” la festa esterna – tradizionalmente celebrata l’ultima domenica di luglio, mentre quella liturgica “cade” il 5 luglio – c’è il rischio di circoscrivere tutto agli appuntamenti che fanno da corollario al “cuore” della ricorrenza. Il rischio che una festa “valga” in base al cantante ed alle manifestazioni varie, lodevolmente organizzate ma che offuscano, appunto, nell’immaginario comune, il valore prettamente religioso.

Probabilmente oggi si è perso il senso della festa, che un tempo era una delle poche occasioni per “uscire” di casa, per incontrare gli altri, per indossare il vestito nuovo, per mangiare ciò a cui abitualmente bisognava rinunciare. Probabilmente oggi, anche a Patti, impera quello che monsignor Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti, in qualche occasione ha definito “ateismo semantico”: non solo Dio non è più un “problema personale”, ma nemmeno se ne parla, ci si guarda bene dal toccare determinati argomenti che agli occhi dell’opinione pubblica imperante potrebbero far sembrare “diversi”. L’ateismo non è più negazione di Dio, ma dissoluzione di Dio.

D’altronde, – non è sterile polemica ma amara constatazione – più di una testimonianza ci viene pure durante la processione; la gestione del traffico è mai la stessa di quella, ad esempio, in occasione del Carnevale ? Nel secondo caso, le strade possono restare interdette ore e ore, per la processione bisogna fare in fretta, perché altrimenti, si creerebbe – a dire degli addetti ai lavori – il caos. Per Carnevale piccoli e grandi possono stare in giro, andare avanti e indietro, per tanto tempo senza stancarsi, per la processione non è possibile, perché è troppo lunga e ci si affatica.

In questo contesto, comunque, “torna” la festa di Santa Febronia, la nostra “avvocata in cielo”, come amavano definirla le antiche generazione nei momenti di scampato pericolo e come la definisce l’arciprete della Cattedrale, don Enzo Smriglio, nel messaggio di quest’anno: “Dopo la recente e dolorosa esperienza dei violenti incendi che hanno sfregiato tanto territorio della nostra città, possiamo riferirci allo stesso modo a Santa Febronia perché, nonostante la violenza devastante del fuoco, non abbiamo avuto, grazie a Dio, né feriti né morti tra le numerose persone coinvolte”.

Stuoli di pattesi hanno “guardato”, in passato, a Santa Febronia, l’hanno invocata, hanno chiesto la sua intercessione. Anche questo, oggi, purtroppo, sembra perdersi, presi come siamo dal “tutto e subito”, dalla materialità dell’esistenza, da un edonismo strisciante e nemmeno tanto nascosto.
Ecco, allora, che, di proposito, vogliamo porre l’accento esclusivamente sulle celebrazioni religiose; ben vengano gli eventi collaterali, ma dobbiamo riscoprire il “cuore”, perché, senza il “cuore”, il resto non ha motivo di esistere e non può esistere.

Mercoledì 26, alle 19, nella Cattedrale “San Bartolomeo”, sarà vissuto uno dei momenti più emozionanti, quando la venerata effigie di Santa Febronia sarà posta sulla vara processionale, con il solenne scampanio e l’esecuzione dell’inno “Diva Trofima”.

Giovedì, venerdì e sabato, alle 19, sarà celebrata la messa del triduo, presieduta, rispettivamente, da don Pierangelo Scaravilli, da don Francesco De Luca e da don Adriano Agnello. Sabato, alle 19,30, ci sarà il solenne canto del vespro.

Domenica, alle 18,30, monsignor Guglielmo Giombanco presiederà la solenne messa pontificale, cui seguirà la processione per le vie cittadine del simulacro di Santa Febronia e della varetta delle reliquie, con le tradizionali soste durante la quali sarà eseguito l’inno “Diva Trofima”.
“Viviamo la festa di quest’anno – esorta don Enzo Smriglio – all’insegna di una più consapevole gratitudine al Signore per aver fatto dono alla nostra città della bella testimonianza di fede della sua figlia più illustre, una testimonianza che non potrà mai offuscarsi per il semplice fatto che è espressione della fedeltà al Buon Gesù che non passa mai di moda”.

 

 

Nicola Arrigo

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