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PATTI – Sacripanti come Pippo Sidoti: “la pallacanestro giovanile sempre più piccola”

PATTI – Sacripanti come Pippo Sidoti: “la pallacanestro giovanile sempre più piccola”
Luglio 22
11:56 2015

Quello che da tempo Pippo Sidoti, allenatore dell’Asd Sport è Cultura Patti e punto di riferimento di tante generazioni del basket a Patti e non solo, sottolinea sul basket giovanile, adesso lo certifica il coach dell’Italia under 20 Pino Sacripanti, che in una recente intervista, rilasciata alla Gazzetta dello Sport, boccia i metodi di reclutamento e formazione della Fip. Ovviamente lo fa con la diplomazia del caso ma il risultato finale è drastico: “Sforniamo pochi giocatori, il gap fisico e di talento rispetto alle altre nazioni è enorme: spaventosamente in ritardo rispetto agli altri”.

Sacripanti invoca come rimedio il miglioramento del reclutamento, la conoscenza dei fondamentali da parte degli istruttori, e il miglioramento del lavoro tecnico e fisico in palestra. Se non si torna in palestra a educare al basket, e allo sport in generale, i ragazzi come da sempre predica da tempo, fin troppo tempo il coach Pippo Sidoti, continueremo a prendere sonore batoste nei vari tornei regionali e soprattutto non usciranno giovani. Pippo Sidoti in più di una occasione aveva invitato il Comitato Fip Sicilia a pensare a un campionato più professionale, allora c’era la C2, dove far giocare i giovani per farli crescere dato che solo le partite giovanili non sono idonee a maturarli.

Oggi è Sacripanti sulle colonne della Gazzetta dello Sport a sostenere le stesse tesi di Sidoti: “I ragazzi di 17/18 anni devono poter giocare con continuità tra i grandi in un campionato ad hoc altrimenti li perdiamo”. In Sicilia si continua a fingere di voler costruire mentre invece si sbarca il lunario con le vecchie glorie – si fa per dire – che gestiscono campionati e centri di reclutamento, la mancanza di giovani su cui poter lavorare in prospettiva. In più il business dei centri di avviamento, con i tanti bambini che sono valutati in funzione del loro reddito: se hanno genitori ricchi o generosi vengono incoraggiati a fare sport, basket in questo caso, se non hanno grosse disponibilità economiche pur dotati di talento, vengono messi alla porta. Una vergogna. A Messina e nella sua provincia ci sono casi emblematici di mancanza di cultura sportiva ed etica. Un bambino su cinque in Italia non fa sport nel tempo libero e per il 27% di loro la motivazione deve essere ricercata nella mancanza di possibilità economiche delle famiglie di affrontare questa spesa. Circa un minore su dieci, invece, non pratica attività motorie neppure a scuola, per mancanza di spazi attrezzati o per l’assenza di attività nel programma scolastico.

Ci chiediamo quanti ragazzi avremmo potuto salvare dalla strada e recuperare come giocatori se solo non si pensasse all’euro? La Sicilia può permettersi questo lusso di mandare a casa i bambini sol perché i genitori non sono ricchi? Magari è anche questo uno, non l’unico, dei motivi della mancanza di formazioni per svolgere le attività agonistiche. Il basket siciliano si trova ad un punto di non ritorno. E non possiamo far finta di nulla. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi, lo dobbiamo alle famiglie che pagano per un servizio che non rende per come merita. Nessuno dei loro “talenti”, continuando questo andazzo, giocherà in campionati di vertice. E per giocare si intende da protagonisti non da spettatori non paganti.

Redazione

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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