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PATTI – ”Nomination” la sfida alcool social che non serve per “ammazzare” il tempo ma per ammazzare se stessi e gli altri.

PATTI – ”Nomination” la sfida alcool social che non serve per “ammazzare” il tempo ma per ammazzare se stessi e gli altri.
Aprile 30
12:54 2020

Certo non è più, io dico purtroppo, il tempo in cui giocavamo, divertendoci un mondo, a “chiappatedda”, a “mucciatedda”, a “scarica centumila canali” e in tanti altri modi ancora, semplici ma coinvolgenti. E quando esaurivamo i giochi conosciuti eravamo capaci di inventarceli. Sembra sia passata un’eternità !

In un periodo così complicato, la tecnologia sta svolgendo, indubbiamente, un ruolo fondamentale per “sentirci vicini”, sebbene solo virtualmente, ma non si può tacere che nel contesto della “generazione hastag” essa ha, di fatto, distrutto la fantasia e la creatività dei ragazzi, dei giovani e, perché noi, pure degli adulti.

Spesso diventiamo “macchine”, aridi, senza inventiva, senza un minimo di razionalità. Si vive costantemente collegati in rete (e, spesso,ci si finisce dentro e si resta avvinghiati), l’esistenza è quasi interamente on line, la comunicazione è istantanea ma non più fatta di contatto fisico, diretto. E basta che un imbecille (mi esimo all’essere più pesante) lanci una moda, una tendenza, una sfida social, fosse anche la più deleteria, che potrebbe mettere seriamente a rischio la salute sia fisica che psichica, che in tanti la seguono, senza remore, senza indugi, senza porsi quantomeno la domanda se possa essere utile o nuocere gravemente. E tutto dilaga repentinamente, fuori controllo, sul web, e trova, quasi in tempo reale, tanti emuli, e dà avvio ad un vero e proprio contagio, (e non solo quello tristemente di moda negli ultimi mesi). 

Un tema purtroppo ricorrente, che non può lasciare nessuno indifferente, soprattutto chi ha un fondamentale ruolo educativo. Proprio per questo, dopo parecchie resistenze, forse solo perché speravo fosse una semplice parentesi in un periodo di monotonia, voglio richiamare l’attenzione su un “gioco” che, sicuramente, non serve per “ammazzare” il tempo ma per ammazzare se stessi e gli altri. Un virus che, anche se non come il Covdi-19, si sta pericolosamente diffondendo, specie nel mondo adolescenziale e giovanile; un “gioco”, ma sarebbe caso di definirlo uno scempio, che innesca un meccanismo all’infinito, senza uscita, un meccanismo perverso che denota l’assenza totale di spirito critico e l’incapacità di elevarsi dalla massa. Tra l’altro, ai nostri giorni, tutto viene immediatamente messo in rete, come sottolineato prima, e fa davvero rabbrividire, a patto che si abbia anche un solo briciolo di raziocinio, vedere determinate scene. 

Lo spunto per queste mie riflessioni mi è stato dato da un video (ne avevo, comunque, visti, mio malgrado, tanti altri precedentemente) condiviso nel gruppo di insegnanti di uno degli istituti scolastici in cui insegno, che immortala la “bravura” di un giovanissimo a “scolarsi” una bottiglia intera di Vecchia Romagna. Tutto questo per rispondere ad una sfida e per lanciarne un’altra, attraverso delle nomination di altre persone che dovranno emularlo; proprio questo crea quel meccanismo perverso ed incontrollato di cui parlavo prima, nell’ambito del cosiddetto “challenge alcolico”: devi bere, realizzando un video da postare in rete, birra, vino, amaro, alcolici, superalcolici.

Altri “challenge” sono già stati tristemente famosi nel recente passato e continueranno ad esserlo se non si interverrà in tempo per fermare tale ingiustificata spirale: SkullBreaker, Bird Box, EyeBalling, BlackOut, KnockOut, Blue Whale, nomi che magari a molti non “dicono” nulla, ma che nel mondo adolescenziale e giovanile sono molto conosciuti, anche e soprattutto con la pratica di ciò che essi richiedono. Si tratta di vere e proprie prove di coraggio, riprese con gli smartphone e poi postate sui social, per raccogliere attenzioni e follower. Si, perché troppo spesso, ormai, la vita dipende dai “like” che si ricevono !

Ecco perché, in precedenza, tiravo in ballo il ruolo degli educatori a tutti i livelli: perchè diventa moda ciò che fa male” e distrugge ? Si è così stupidi ed incoscienti da non rendersi conto dei danni, spesso irreparabili, in primis al fegato, derivanti dall’uso – ancor più dall’abuso –  sconsiderato di alcool, peraltro, spesso, di forte gradazione ? Cosa spinge a lasciarsi prendere così la…mano e ad invischiarsi in tale meccanismo ? 

Sicuramente, molti lo fanno per sentirsi forti, superiori, quasi eroici; altri nel tentativo, assurdo, di colmare il profondo senso di vuoto interiore; c’è chi lo fa per attirare l’attenzione e sentirsi, almeno una volta, considerato; c’è chi, magari, non ha ben chiaro il concetto di responsabilità personale e sociale. 

C’è stato chi ha proposto il “challenge” alternativo, con l’acqua, con la coca cola, con il latte, con un libro, con gesti di solidarietà, ma, amareggia sottolinearlo, non ha riscosso i medesimi consensi di quello “originario”. E sì, perché la cultura, la solidarietà ti possono “mettere in discussione” e scuoterti dalla passività e dal torpore, costringerti a prendere posizione, e, allora, meglio evitare, meglio rimanere piatti nella propria nullità.

Allora, che fare ? Abbandonare adolescenti e giovani al loro destino, alimentando il nulla ? Sputare sentenze ed ergersi, com’è facile in situazioni simili, a giudici, medici, psicologi, esperti tuttologi ? 

E’ indubbio che tutti dobbiamo farci un esame di coscienza per capire cosa “stiamo dando” alle giovani generazioni, e non nel senso materiale o economico, ma in termini di affetto, ascolto, condivisione, genuinità, complicità, dialogo. In un contesto in cui tutto è artefatto, costruito ad hoc, in cui l’egoismo e l’egocentrismo (ricordale la vecchia pubblicità della Vodafone “Tutto gira intorno a te” ?) sono ormai da tempo “regola”, sentirsi al centro di tutto è forse l’unico stimolo per i “nostri ragazzi”, che, magari, cercano “extra” ciò che non trovano “intra”. E con “intra” intendo sia dentro se stessi, ma anche nel contatto, non quello virtuale ma quello reale, con chi sta loro accanto. 

Ancora una volta, quindi, a mio modestissimo avviso, non si può perdere tempo, perché ogni attimo potrebbe rivelarsi drammaticamente decisivo. Tutti insieme, da adulti con gli…attributi, dobbiamo fare la nostra parte e chi di competenza dovrebbe intervenire per bloccare un gioco sì, ma un gioco al massacro. E non aspettiamo, come spesso già accaduto, la tragedia per correre ai ripari. Conosciamo tutti il detto siciliano: “Dopu chi a Sant’Agata a rubanu, ci misunu i catini”.

Ci sono tanti modi per divertirsi, per trascorrere efficacemente e produttivamente il tempo, per capire che bisogna imitare un vero modello di vita, cioè chi, non a chiacchiere o solo perché è un leader trascinatore, ma con l’esempio, ha qualcosa da insegnare. 

Nessun altro video del genere, postato come trofeo di vittoria, potrà passare inosservato, essere sottovalutato, lasciarsi indifferenti, a rischio di essere impopolari e di arrivare alle “maniere forti”. 

Togliamo dalla testa dei ragazzi il senso di onnipotenza che li porta a convincersi che tutto sia possibile e per niente pericoloso; stiamo allerta, costantemente, per captare subito se i figli “tradiscano” qualche forma di disagio o se subiscano l’influsso del branco o del singolo che li manipola; in ultimo, ma forse è il “passaggio” più irrinunciabile, se necessario esercitiamo un controllo continuo sulla “vita virtuale” dei figli. A costo di essere noiosi e di innescare incontrollate reazioni (e sarebbe sicuramente positivo perché i ragazzi hanno tanto bisogno di essere scossi), non desistiamo dal ribadire sempre che la vita è un dono dal valore inestimabile, che non può essere barattata con nulla, di cui ciascuno, come esortava San Giovanni Paolo II, c è chiamato a farne “un capolavoro”. 

Con l’alcool non si gioca, perché può essere pericoloso a tre livelli: nel suo uso, nel suo abuso, nella dipendenza, con tutto ciò che ne scaturisce. Ribadiamolo, sempre e comunque, che con la vita, propria ed altrui, non si gioca !

Ribadiamo, sempre e comunque, che essere liberi e crescere non significa “fare ciò che si vuole”, soprattutto farsi male.

Allora, che ne dite se alla fine della pandemia ci ritroveremo tutti – nessuno è escluso dalla nomination – a….sfidarci in strada a “mucciatedda” e gridare, all’unisono, “liberi tutti “ ? 

Nicola Arrigo

 
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