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PATTI – ”Morte al fascio” e una tirata d’orecchie agli artisti della bestialità

PATTI – ”Morte al fascio” e una tirata d’orecchie agli artisti della bestialità
Aprile 13
20:55 2015

Patti_Morte_al_fascio_003“Morte al Fascio”: è questo l’incommentabile “gesto artistico” compiuto nottetempo sulla piccola scultura che ritrae un fascio littorio proprio all’angolo tra la piazza Marconi e la via XX Settembre. L’artista? Difficile a dirsi, anche perché ha preferito mantenere l’anonimato (e ci avremmo scommesso).

Probabile, però, si tratti di un nostalgico della resistenza o di quella militanza sessantottina che nelle fabbriche, nelle università o dietro le barricate arrangiate alla meglio sulle strade delle città italiane contrapponeva, quasi mezzo secolo fa, i neri ai rossi, anch’essi periferico riflesso di un conflitto di mondi che ha tessuto la storia dell’Italia postfascista, ma che oggi, sul viale del tramonto della terza repubblica, rappresenta solo un capitolo poco battuto da chi si occupa di farcire manuali di storia contemporanea per liceali con l’acne e i capelli arruffati.

Insomma, la trovata non solo non è geniale, ma è anche del tutto anacronistica. In compenso, il nostro artista ci consegna un gesto degno della più erudita tecnica dello scarabocchio, così come fu intesa dal pediatra e psicoanalista Winnicott, cioè come “un incontro ludico senza regole”.

E forse è proprio lo spregio delle regole, e nient’altro, ciò che ha spinto l’anonimo illuminato ad imbrattare con vernice spray rossa il fascio littorio scolpito all’angolo di piazza Marconi. Un’operazione non certo degna del miglior writer in circolazione. Difatti, più che un’operazione di graffitismo sembra aver compiuto un’operazione di “illuminata” bestialità.

 

Giuseppe_Giarrizzo

 

Giuseppe Giarrizzo

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.