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PATTI – Il messaggio del Vescovo eletto Mons. Guglielmo Giombanco alla chiesa di Patti

PATTI – Il messaggio del Vescovo eletto Mons. Guglielmo Giombanco alla chiesa di Patti
Febbraio 01
13:19 2017

Sorelle e fratelli carissimi,
con immensa gioia nel cuore mi rivolgo a voi con le parole dell’apostolo Paolo: «Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne sia-te fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io» (Lettera ai romani, 1,11-12).
Quando mi è stata comunicata la volontà di papa Francesco di nominarmi vescovo della Chiesa di Patti, ho subito pensato all’icona del pastore buono, così forte ed insieme così dolce, scelta da Cristo per definire la sua persona e il suo rapporto con noi. Il pasto-re buono, ci ha detto Gesù, conosce le sue pecore, cioè le ama perché sono sue, perché gli appartengono, e offre la vita per loro.

Carissimi, vengo a voi per conoscervi, cioè per amarvi e farvi dono della mia vita. Voi siete la mia nuova famiglia, noi ci apparteniamo! Insieme seguiremo Lui, il pastore buono, perché riconosceremo la sua voce ed Egli ci guiderà verso gli orizzonti sconfinati della verità e dell’amore. Per così grande dono ringrazio Dio, che con la sua luce illumi-na ed orienta i passi del mio cammino.

Esprimo profonda e filiale gratitudine al santo Padre Francesco che, senza alcun mio merito, mi ha chiamato al servizio episcopale. A lui prometto il costante ricordo nel-la preghiera e il sempre rinnovato impegno di comunione e di docile obbedienza.
Saluto con rispetto e stima il vescovo Ignazio Zambito, che ha amato e servito la nostra Chiesa con un lungo, fecondo e appassionato ministero pastorale. A lui va la no-stra profonda gratitudine e prego con voi il Signore, che conosce i cuori e vede nel segre-to, perché lo ricompensi per tutto il bene compiuto.

Al Signore chiedo di benedire tutte le famiglie della nostra diocesi, con speciale attenzione a quelle provate da sofferenze fisiche e morali: penso alla povertà dei valori, alla mancanza di lavoro, alla precarietà nelle scelte di vita, alla solitudine degli anziani e dei sofferenti… Ringrazio Dio per i genitori attenti, per la saggezza degli anziani, per la gioia dei bambini e per l’esuberanza dei giovani che sono il presente e il futuro della no-stra Chiesa, per i laici generosi che, a vario titolo, sono impegnati nella costruzione del Regno di Dio… Con tutti desidero realizzare rapporti di amicizia e di ecclesiale corre-sponsabilità.

Con grande affetto mi rivolgo ai voi presbiteri e vi chiedo di farmi spazio nel vo-stro cuore perché, insieme, possiamo amare e servire la comunità cristiana. «Ciascuno dei presbiteri, ci ha ricordato il Concilio, è… unito ai suoi confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e della incondizionata collaborazione, manifestando così quella unità con cui Cristo volle che i suoi fossero compatti come una cosa sola, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato inviato dal Padre» (Presbyterorum ordinis, 8). Lo stile autentico di comunione, ricco di accoglienza, di confronto aperto e costruttivo, di pre-ghiera comune e di convivialità, diventa così la nostra prima testimonianza, che fa cre-scere la comunione in tutta la nostra Chiesa e lascia realmente trasparire che è Cristo l’unico pastore.

Alle consacrate e ai consacrati auguro di essere sempre più profezia del Regno, perché ci ricordino che anche oggi è possibile condurre una vita animata dalla gioia, do-no di Dio a chi lo segue con cuore sincero, e dalla passione per la fraternità; una vita, quindi, “diversa” da quella che il “mondo” ci propone.
I cari seminaristi rispondano con gioia alla chiamata del Signore, con la chiara consapevolezza che progettare e vivere nella dimensione del dono è veramente esaltante.
Un cordiale saluto rivolgo alle sorelle e ai fratelli delle altre confessioni religiose presenti in diocesi e chiedo al Signore il dono del discernimento perché possiamo indivi-duare, attraverso l’ascolto reciproco e il dialogo fraterno, percorsi comuni di fede e di te-stimonianza.

Agli amministratori dei quarantadue comuni presenti nel territorio della diocesi e a quanti sono impegnati, a vario titolo, nella tutela e nella promozione del bene comune, rivolgo l’augurio di pieno successo del loro servizio a favore delle persone, mentre assi-curo la leale collaborazione della comunità ecclesiale.
Affido voi e me alla materna intercessione della Vergine santissima, delle sante e dei santi che veneriamo nelle nostre comunità. Ci ottengano dal Padre, datore di ogni bene, i doni necessari perché possiamo percorrere i sentieri della storia custodendo nel cuore la gioia del vangelo. «Essere Chiesa, scrive papa Francesco, significa essere Popo-lo di Dio, in accordo con il grande progetto di amore del Padre. Questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità. Vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che inco-raggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (Evangelii gaudium, 114).
Pregate per me perché io possa annunciare il vangelo con franchezza, come è mio dovere (cfr. Lettera agli efesini, 6,19-20).
Vi saluto cordialmente e invoco su di voi le più ampie benedizioni del Signore.

 

Acireale, 1 febbraio 2017
Gugliemo Giombanco
Vescovo eletto

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.