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PATTI – La Repubblica e quell’inchiesta sull’esubero di personale. Anche Patti ringrazia mamma Regione

PATTI – La Repubblica e quell’inchiesta sull’esubero di personale. Anche Patti ringrazia mamma Regione
Agosto 28
11:47 2015

Dei 15 mila dipendenti regionali ben 10mila lavorano nelle sedi distaccate. È quanto emerge da un’inchiesta di Repubblica, riportata ieri dal Tg5, secondo cui i 2/3 dei dipendenti regionali sarebbero impiegati nelle sedi distaccate dell’isola, consentendo loro di lavorare nei rispettivi Comuni di residenza. Fin qui nulla di così strano, se non fosse per un esubero spropositato di forza lavoro impiegata in mansioni a volte inesistenti, mentre gli assessori regionali a Turismo ed Energia lamentano la mancanza, nella sede centrale di Palermo, di figure specializzate nella redazione dei progetti.

Un paradosso che avrebbe già determinato per la Sicilia una perdita di circa 22milioni di euro di fondi comunitari. A finire nel mirino dell’inchiesta anche l’Ufficio turistico regionale di Patti e Tindari, dove sono impiegati ben sedici dipendenti più un dirigente. Tutta forza lavoro effettivamente utile e produttiva? “Casa e bottega” da una parte e le esigenze, spesso disattese, di turisti e utenza dall’altra è ciò che emergerebbe dall’inchiesta ripresa dal Tg Mediaset. A Patti, ma naturalmente si tratta solo di uno dei tanti casi citati, sembrerebbe in voga una particolare forma di telelavoro.

E se ai 16 dipendenti dell’Ufficio turistico regionale si aggiungono quelli impiegati al consorzio Tindari-Nebrodi e presso i siti archeologi di Villa Romana e Tindari i numeri sono destinati a lievitare enormemente. Senza considerare i dipendenti dell’ufficio turistico comunale, anch’essi per buona parte a carico della Regione Siciliana, e quelli in forza all’ex provincia regionale di Messina per la gestione e la vigilanza della riserva di Marinello. Tutte unità lavorative variamente impiegate in un settore che dovrebbe rappresentare la voce più consistente dell’economia del territorio.

Ma tra personale non qualificato, mancanza di programmazione e scollatura tra centro e periferie la realtà è ben diversa. E a dispetto della gran mole di forza lavoro impiegata, il settore turistico continua ad annaspare nel mare magnum dell’improvvisazione, figlio di un sistema che nei decenni scorsi è servito solo ad oliare l’ingranaggio del consenso politico attraverso l’elargizione di un “posticino” sicuro all’ombra di mamma Regione.

 

Redazione

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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