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PATTI – Interruzione attività NeMo Sud a Messina. In assenza di soluzione Francesco Saporito di “Aretè” pronto allo sciopero della fame.

PATTI – Interruzione attività NeMo Sud a Messina. In assenza di soluzione Francesco Saporito di “Aretè” pronto allo sciopero della fame.
Luglio 14
14:11 2021

E’ corretto lasciare, di punto in bianco, tanti pazienti – circa cinquemila – senza assistenza, ledendo il sacrosanto diritto alla salute ? Evidentemente sì ! In un valzer incredibile e inaccettabile di responsabilità, dall’1 luglio il Centro NeMo Sud, ospitato nel Policlinico “Gaetano Martino” di Messina, ha interrotto la propria attività.

Eppure si tratta di un centro multidisciplinare di eccellenza, che si prende cura, come detto, di circa cinquemila persone – la maggior parte bambini – con malattie neuromuscolari, come la Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica), la Sma (Atrofia Muscolare Spinale) e le Distrofie Muscolari.

Proprio al fine di richiamare l’attenzione sulla tristissima vicenda e per cercare di smuovere le acque affinchè si trovi l’indispensabile “via d’uscita”, Francesco Saporito, affetto da Sla, “anima” del comitato “Aretè” per la tutela dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti, ha comunicato che “se entro sabato non si troverà una soluzione comincerò lo sciopero della fame”. “Non so i retroscena della vicenda – spiega Saporito – ma, a mio avviso, la responsabilità principale è della Regione Siciliana”. “Io – aggiunge Saporito – ho la fortuna di potermi permettere l’assistenza in casa, ma c’è gente che non ha come vivere; conosco persone che hanno perso il lavoro per assistere i propri cari. Ci sono famiglie, sia siciliane che calabresi, disperate, soprattutto genitori di bambini con la Sma”.”E’ tutto assurdo – incalza giustificatamente amareggiato Saporito -; avevo proposto di aprire il centro a Patti, visto che nell’ospedale c’erano gli spazi, ma non si è arrivati, purtroppo, a nulla”.

La giornata emblematica, che più di tutte ha fatto capire quanto si dica e si faccia “tutto e il contrario di tutto” è stata quella del 30 giugno. L’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, con una propria nota aveva assicurato che “al fine di evitare la paventata interruzione della continuità assistenziale nei confronti di una nutrita schiera di pazienti particolarmente fragili come quelli sin qui assistiti, si dispone che la collaborazione tra l’Aoupme e il Centro Clinico Nemo prosegua fino alla data in cui sarà perfezionata la proposta di sperimentazione gestionale trasmessa dall’Ircss Bonino Pulejo a questa amministrazione e già inoltrata per l’apprezzamento della giunta comunale”.

Il clima, però, si è rasserenato solo per poche ore, fin quando, cioè, il commissario straordinario Aoupme Giampiero Bonaccorsi, in risposta alla nota di Razza, ha evidenziato che “ci sono profili di illegittimità nel rapporto convenzionale tra questa Aou e la Fondazione Aurora (che gestisce il Centro NeMo Sud), che non consentono la prosecuzione del rapporto ai patti e alle condizioni sino ad oggi vigenti”. Ergo, il 30 giugno è scaduto il rapporto contrattuale e non si è proceduto alla nuova convenzione tra l’Irccs Centro Neurolesi “Bonino Pulejo”, sempre di Messina (sede individuata a fine maggio), dove sarebbe “nato” il Centro Clinico NeMo Messina, e la Fondazione Serena, che gestisce tutti i centri NeMo in Italia.

Eppure, il 2 luglio scorso, a Messina, l’assessore Razza aveva sottolineato che “i pazienti non devono pagare inefficienza burocratiche o illegittimità”, assicurando che “sto continuando ad interloquire con tutti i soggetti istituzionali”.

Tutto continua pesantemente a tacere, non si intravvedono spiragli, le promesse e le belle parole rimangono tali, chi soffre non vede, assieme ai familiari, una via d’uscita, chi è nella “stanza dei bottoni” è evidentemente troppo impegnato per preoccuparsi seriamente e fattivamente di chi ha bisogno di avere garantito il diritto alla salute e alle cure, nascondendosi dietro la burocrazia che, spesso, costituisce un’autentica scappatoia dalle proprie responsabilità. E ciò in un’indifferenza che già da sé suona “condanna”. Ecco, allora, la necessità di “alzare la voce” per chi non ha voce, anche attraverso iniziative “estreme” come quella di Francesco Saporito: “Inizierò lo sciopero della fame non per i miei interessi ma per quelli di tante persone lasciare terribilmente sole e disperate”.

L’auspicio è che tanti facciano sentire la propria vicinanza e solidarietà, senza tralasciare iniziative forti ed incisive. Perché spesso chi decide le sorti altrui fa leva sull’indifferenza popolare. Oggi più che mai è tempo di vincere tale indifferenza e di lottare con tutte le proprie forze perché il rispetto della sacralità della persona, specie se ammalata, viene prima di qualsiasi bega politica e di qualsiasi altro scopo che, magari, sfugge a noi, “miseri mortali”.

Nicola Arrigo

 
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