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PATTI – Elezioni Regionali. Messaggio del vescovo, mons. Guglielmo Giombanco

PATTI – Elezioni Regionali. Messaggio del vescovo, mons. Guglielmo Giombanco
Novembre 01
13:12 2017

Carissimi Fratelli e Sorelle,
Nei prossimi giorni saremo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti all’Assemblea Regionale Siciliana. In questo momento percepiamo nei volti e soprattutto nei cuori dei cittadini, delusioni e speranze, attesa e rassegnazione, sfiducia e desiderio di cambiamento. Come credenti dobbiamo dare credito alla speranza cristiana che si fonda sul dono della profezia che osa credere alla realizzazione dell’impossibile.

Tra le tante parole degli uomini che in questo tempo si diffondono con lo scopo di attirare consensi, vi è una Parola alta, chiara ed inequivocabile che invita ad ascoltare la propria coscienza per un discernimento secondo la prospettiva del bene tanto per sé quanto per gli altri: cioè un bene comune a tutti.

Un’espressione del Card Pavan, esperto di dottrina sociale della Chiesa, ricorda che: «Non si agisce soltanto sugli uomini attraverso le Istituzioni; si agisce pure sulle Istituzioni attraverso gli uomini». E’ importante che la scelta cada su persone che abbiano veramente a cuore il bene di tutti i cittadini; che sappiano dare un’anima alla cosa pubblica affermando con le loro scelte, la dignità della persona e i valori legati ad essa, che riconoscano i diritti ad ogni cittadino senza chiedere nulla come contraccambio. E’ urgente ed improcrastinabile un saggio discernimento perché è in gioco il futuro della nostra Isola e dei cittadini.

Scegliere le persone giuste per amministrare la cosa pubblica è un gesto di alta responsabilità civile che non va disatteso, né minimizzato né sottovalutato. Persone che siano capaci di svolgere il loro compito come servizio all’uomo e non come espressione di potere fine a se stesso. Il sevizio non è lo spazio dell’ambizione e del dominio personale; ma dell’impegno responsabile e della dedizione disinteressata. Il servo è l’antitesi dell’uomo di potere: è agli antipodi di colui che tiene al prestigio, all’immagine di successo e di carriera. Il servizio diventa nobile ovunque si rispetti la verità dell’uomo e la sua dignità. In tale contesto sono illuminanti le parole di S.Agostino nei confronti della crisi sociale e politica di Roma, avallata da una mentalità comune dove si preferiva la vanitas alla veritas: «non plausu vanitatis, sed iudicio veritatis» (De Civitate Dei, II, 18, 3): «I due concetti sono espressione di logiche contrapposte: la vanità è connessa al primato dell’apparenza a quel trionfo della maschera che copre interessi esclusivamente egoistici e prospettive di corto raggio dietro proclamazioni altisonanti. La vanità indulge all’assuefazione davanti al male, rende cedevoli al compromesso tranquillizzante, fa apprezzare il perbenismo di facciata, in grado di nascondere il reale gioco d’interessi. La verità è quella che misura le scelte sui valori etici permanenti e quindi sulla dignità inalienabile della persona umana davanti al suo destino temporale ed eterno» (B. Forte, Perché il Vangelo può salvare l’Italia, 2012, 39).

Il primato della verità esige una prassi politica e amministrativa ispirata alla ricerca disinteressata del bene comune, capace di ascoltare e coinvolgere i cittadini come portatori di bisogni e di diritti, di proposte e di potenzialità realizzative. Come abbiamo scritto noi Vescovi di Sicilia: «Ribadiamo, in proposito, l’opzione preferenziale per i ceti più poveri e per gli ultimi e l’urgenza di interventi promozionali per le periferie abbandonate degradate, al fine di realizzare condizioni di effettiva uguaglianza in termini di cittadinanza» (Conferenza Episcopale Siciliana, Nota per le elezioni regionali del 5 novembre 2017, 21.09.2017).

Come credenti non possiamo assumere atteggiamenti di indifferenza o posizioni rinunciatarie, ma è nostro dovere portare la forza liberatrice del Vangelo, diventando – come ci ha detto Gesù nel Vangelo – sale e luce (Mt,5, 13-16) della terra, cioè in tutti gli ambiti dove l’uomo vive, lotta e spera.E’ proprio questo il compito primario che attende ogni uomo: non lasciarsi offuscare la coscienza da falsi valori, non renderla opaca e addormentata con scelte troppo facili e comode, ma custodirla limpida e pura.

Nella nostra Isola preda della «dittatura» dell’indifferenza, del disinteresse civico e della sfiducia, vi è urgente bisogno di riappropriarsi del gusto di una rinascita civile, dove la bellezza e l’armonia della vita, in tutte le sue espressioni, diventino criterio fondamentale delle scelte. Non si può fallire, altrimenti diventeremmo come il sale che non dà sapore e come luce che non illumina. Dobbiamo essere luce, con atteggiamento vigilante e responsabile , perché la nostra Isola acquisti visibilità credibile, non bisogna rimanere nascosti dietro maschere di impegno sociale e politico mediocri e di corto cabotaggio, ma impegnarsi ispirandosi ai principi di onestà, giustizia e solidarietà nel bene per tutti.

Ciò che conta più che mai, allora, è un’autentica libertà di cuore, una capacità di pensare in grande, superando i piccoli interessi personali, per alimentare il sogno di una comunità degna di questo nome, dove ad ogni cittadino vengano riconosciuti i diritti: alla qualità della vita, al giusto sostentamento, alla salute (non facendo tagli, ma garantendo reali ed efficaci servizi sanitari) alla sicurezza, all’integrità fisica e morale e soprattutto sia garantita la tutela dei più deboli ed indifesi (anziani, disabili…) che spesso gli occhi degli uomini contano poco e invece sono preziosi agli occhi di Dio.

Compito di tutti gli uomini di buona volontà è mostrare in maniera chiara e convincente che vivere rettamente è non solo giusto, ma anche necessario e utile alla crescita del bene comune, alla bellezza e alla dignità della vita di tutti. Come Chiesa, per mandato di Cristo, dobbiamo camminare con la storia del nostro Popolo per fare proprie «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono; perché essi sono pure le gioie, le speranze e le tristezze dei discepoli di Cristo» (GS,1) che sono chiamati ad essere realmente solidali con gli uomini. Questo interesse e solo questo e non altro, coinvolge la nostra attenzione come Chiesa.

Questo compito è affidato a tutti noi perché ciascuno possa collaborare a rendere la nostra Isola e le nostre Comunità sempre più vivibili, più belle e più luminose perché guidate dalla giustizia e della solidarietà tra gli uomini, affermando al di sopra ogni interesse personale, la dignità della persona e il bene comune.

Su tutti invoco la benedizione del Signore.
Patti, 31 ottobre 2017.
+ Guglielmo Giombanco
                vescovo

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.