PATTI – Controversia realizzazione depuratore di contrada Playa. Sarà la Corte di Cassazione a pronunziarsi definitivamente.

Sarà la Corte di Cassazione a pronunziarsi definitivamente sulla lunga controversia che vede di fronte le imprese edili Conscoop – Consorzio fra Cooperative di produzione e lavoro in proprio – e nella qualità di impresa Capogruppo mandataria dell’ATI con le Imprese mandante Edilpa Spa, Sea Service Srl, che hanno realizzato il depuratore di contrada Playa per conto del comune di Patti.
Si tratta di una controversia iniziata nel 2005, quando il comune venne citato davanti al Tribunale di Patti dalle imprese predette per il pagamento della somma di 879.369,81 euro a seguito, appunto, dell’appalto dei lavori per la realizzazione dell’impianto di depurazione e condotta sottomarina di scarico.
Il comune di Patti, all’epoca, si era costituito con l’assistenza dell’avvocato Pietro Cami; il Tribunale di Patti riconobbe le ragioni dell’ente.
Con delibera della giunta municipale n.109 del 2 maggio 2013 il sindaco veniva nuovamente autorizzato a costituirsi nell’ulteriore giudizio promosso dalla Conscoop sempre davanti al Tribunale d Patti, assistito dallo stesso avvocato Cami. Ma non è finita perché il 24 marzo 2015, la giunta lo ha ancora una volta autorizzato l’ennesima costituzione in giudizio a seguito della riassunzione della causa promossa dalla Conscoop e dalla Edilpa Srl davanti al Tribunale di Catania. Il comune è stato assistito ancora dall’avvocato Cami.
In data 10 novembre 2017 veniva trasmessa al comune di Patti la sentenza del Tribunale di Catania che, ancora una volta, gli dava ragione.
La vinceda, però, era tutt’altro che conclusa, perché il 15 maggio 2018 l’avvocato Cami comunicava al comune di Patti che la Edilpa aveva appellato la sentenza del Tribunale di Catania che aveva dichiarato inammissibile il ricorso.
Nuova autorizzazione, quindi, della Giunta al sindaco per costituirsi nel ricorso in Cassazione promosso, appunto, dalla Edilpa Srl a seguito della sentenza della Corte di Appello di Catania.
Dovrebbe essere, quello della Cassazione, l’ultimo capitolo di una vicenda a dir poco assurda.
Nicola Arrigo
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