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PATTI – Basilica Santuario di Tindari. Tre nuovi sacerdoti, ordinati da monsignor Guglielmo Giombanco

PATTI – Basilica Santuario di Tindari. Tre nuovi sacerdoti, ordinati da monsignor Guglielmo Giombanco
Ottobre 07
12:43 2023

La diocesi di Patti si “arricchisce” di tre nuovi sacerdoti, ordinati da monsignor Guglielmo Giombanco, nella Basilica Santuario di Tindari.

Una celebrazione davvero speciale, durante la quale il Pastore della Chiesa locale, monsignor Carmelo Ferraro, già vescovo della diocesi di Patti dal 1978 al 1988, il rettore del Pontificio Seminario Francese di Roma, don Oliviè Derubersì, assieme ad alcuni studenti, i sacerdoti della diocesi e tanti fedeli proveniente da varie comunità, si sono stretti attorno ai tre giovani ordinati, hanno pregato per loro, hanno ringraziato il Signore per questo grande dono, hanno condiviso la festa.

Una celebrazione come sempre “intensa”, ricca di tanti momenti significativi, dalla promessa di obbedienza alle Litanie dei santi, dall’imposizione delle mani alla preghiera consacratoria, dalla vestizione degli abiti sacerdotali all’unzione crismale dalla consegna del pane e del vino all’abbraccio di pace.

Hanno percorso l’itinerario formativo dei discepoli – ha evidenziato, nella sua presentazione, il rettore del Seminario, don Emanuele Di Santo -; hanno saputo superare con coraggio le inevitabili asperità del cammino, manifestando fiducia alla Chiesa e obbedienza al Magistero, con la consapevolezza che la vita appartiene al Signore e alla Chiesa. Inoltre, hanno creato relazioni mature con i fratelli”.

Nella sua omelia, monsignor Giombanco ha subito rimarcato che “la nostra Chiesa è in festa perché accoglie con gioia il dono di tre nuovi presbiteri: tre giovani che hanno detto “sì” a Dio per dedicare totalmente la loro vita al servizio della Chiesa e dei fratelli”.

Prendendo spunto dalla lettura di un brano del profeta Geremia, il vescovo si è rivolto a Salvatore, Nuccio e Giuseppe: “Anche a voi, come è accaduto a Geremia, il Signore, in un momento particolare della vita, nella giovinezza, vi ha rivolto la sua Parola perché da sempre, prima che voi nasceste, vi ha pensati e scelti per testimoniare il suo amore agli uomini. Anche voi avete fatto esperienza di inadeguatezza di fronte ad una richiesta così misteriosa e al tempo stesso intima a voi stessi; una chiamata che chiede il dono della vita senza rimpianti e con la consapevolezza che Dio sceglie, non perché vi siano meriti o diritti particolari, ma perché si realizzi un disegno di amore che potete scoprire solo se lo vivete, giorno dopo giorno, con il coinvolgimento di tutta la vita. Una missione che chiede dialogo assiduo con il Signore: sarà lui il suggeritore di quello che dovete dire e fare; vi donerà lucidità nel discernere parole e scelte. Da questa intimità imparerete a pronunciare parole non vostre ma da Lui suggerite e a parlare con autorità: cioè saprete dire cose grandi ai semplici e cose semplici ai grandi”.

Durante il ministero – ha aggiunto –  farete esperienza anche della solitudine che, abitata dalla fede e vissuta nel colloquio con Dio, diventa un momento fecondo dove vi sarà chiesto di accrescere l’amore per la Chiesa, per la gente, per imparare a soffrire con gli altri, per incoraggiare chi è sfiduciato, per donare consolazione. Il sacerdote deve vivere unito a Dio per amare tutti, capire tutti, sentire l’umanità come sua e offrire la vita come un atto permanente di amore a Cristo e ai fratelli”.

Facendo riferimento poi ad un passo della Prima Lettera di San Pietro, monsignor Giombanco ha affermato:  “La fede, carissimi Giuseppe Nuccio e Salvatore è stata il grembo della vostra vocazione, la fede come vita di Cristo in voi sarà la sorgente perenne del vostro ministero. Mai manchi la fede nel vostro ministero sacerdotale; senza la fede non sarete testimoni della presenza del Risorto, ma mediocri funzionari del sacro. La fede chiede di possedere senza avere, di conoscere senza vedere. Non date mai per scontato il dono della fede; essa va coltivata con la preghiera, il silenzio e l’ascolto della Parola; custodita nel crogiolo delle prove e delle tentazioni; condivisa in amore e fedeltà a Cristo e ai fratelli mediante l’esercizio del ministero. Mai manchi la fede nel vostro ministero sacerdotale; senza la fede non sarete testimoni della presenza del Risorto, ma mediocri funzionari del sacro. Per stare in piedi nel ministero presbiterale, bisogna sostare in ginocchio dinanzi a Gesù Eucaristia, presente nel tabernacolo; la si rigenera il dono del sacerdozio, si alimenta la fedeltà a Cristo, si vincono le battaglie più difficili, si forgia il cuore del pastore. Siate sacerdoti innamorati di Gesù Eucaristia”. 

Infine, l’”aggancio”  al brano del vangelo con Gesù nella sinagoga di Nazarteth: “Al di fuori della persona di Cristo, della sua Parola, rischiamo l’insignificanza del nostro ministero. Dobbiamo sempre ribadire con forza che noi presbiteri siamo di Cristo, mandati da lui. L’essere mandati, e non l’andare di nostra iniziativa e secondo i nostri progetti, caratterizza fortemente la nostra identità e la nostra storia di presbiteri. Dobbiamo amare veramente la nostra condizione di inviati perché solo così siamo ministri di un Altro, acquisiamo la mentalità del servizio e riusciamo a riporre la fiducia non in noi ma in Colui che ci ha mandato nonostante le nostre povertà”.

Carissimi Nuccio, Giuseppe e Salvatore – ha proseguito il vescovo –  da sacerdoti amate veramente la vostra condizione di inviati custodendo nel cuore la gioia di essere scelti e per andare ovunque il Signore vi manda con la consapevolezza che in ogni luogo ci sono persone da amare e servire. Lo Spirito che ora viene effuso su di voi, vi aiuti a riconoscere Cristo come il centro della vostra vita; la Chiesa lo spazio nel quale, mentre accompagnate i fratelli nel cammino di fede, vi lasciate accompagnare da loro con umiltà, mentre insegnate anche apprendete e mentre evangelizzate siete voi stessi evangelizzati”.

“Tutti noi, Vescovo e presbiteri,  – ha concluso – ci stringiamo attorno a voi con affetto fraterno, vi accogliamo con gioia nella famiglia presbiterale e con la vicinanza orante vogliamo esprimere la gratitudine e il sostegno per la vostra risposta al Signore. La «Bella Maria del Tindari», sotto il cui sguardo siete ordinati presbiteri, vi stia accanto come ai discepoli a Pentecoste e vi accompagni nel cammino che oggi iniziate arricchiti dai doni della grazia e dello Spirito”.

Nicola Arrigo

 
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