Patti24

 Breaking News

PATTI – Avanguardia e tradizione. Che successo per “Scenanuda”, la rassegna teatrale dalla fisionomia europea e il cuore siciliano

PATTI – Avanguardia e tradizione. Che successo per “Scenanuda”, la rassegna teatrale dalla fisionomia europea e il cuore siciliano
Dicembre 12
16:26 2014

 

“Scenanuda”, la rassegna di teatro, musica e danza targata associazione Filokalòn, è quasi giunta al giro di boa. E in attesa del 17 dicembre, giorno in cui al Beniamino Joppolo di Patti debutterà la Brass Band con un concerto di natale diretto dal maestro Stefano D’amico, è già tempo di stilare un primo bilancio. Dopo il Teatro Danza di “Fimmina Morta” e l’Opera dei Pupi di “Turi Marionetta”, l’Avanguardia di “Vedettes” ha chiuso questa prima fase della rassegna dedicata interamente alla prosa, che ritornerà in scena allo Joppolo con il nuovo anno.
Nelle parole del direttore artistico Michelangelo Zanghì, le prime impressioni sull’andamento della kermesse:
“sono molto soddisfatto del fatto che “Scenanuda” abbia avuto un esponenziale aumento degli abbonati: segno che il pubblico ha apprezzato gli spettacoli della prima edizione e ha colto favorevolmente il nostro intento, ossia quello di portare in scena delle piéces che altrimenti non si vedrebbero in teatri di città piccole come Patti. In questo, il mio lavoro di teatrante e le mie esperienze di studente in grandi città italiane ed europee mi hanno molto aiutato, per questo dico sempre che “Scenanuda” é una rassegna europea”
Cosa intendi per “europea”?

“Intendo dire che la rassegna propone spettacoli che solitamente vanno in scena nei teatri delle grandi città del Vecchio Continente. Ma europea anche perché, in questi due anni, abbiamo avuto artisti che si sono esibiti al di fuori dell’Italia e hanno vinto premi internazionali molto importanti, come Tino Caspanello, Gianluca Cesale, Savi Manna e Domenico Cucinotta. Se non ci fosse stata “Scenanuda”, il pubblico di Patti probabilmente non avrebbe avuto l’opportunità di assistere a questi grandi spettacoli direttamente a pochi passi da casa”.

E a quanto pare il pubblico pattese ha risposto alla grande.
“Proprio così. Gli spettatori si sono mostrati estremamente affascinati dai primi tre spettacoli: in particolare la gente ha apprezzato moltissimo le proiezioni, gli effetti visivi e la bravura dei danzatori della compagnia “Teatro dei servi disobbedienti” in “Fimmina Morta”, che è stato in assoluto il primo spettacolo di teatro-danza mai rappresentato a Patti. Hanno riso molto e appreso anche la storia dei Pupi Siciliani con “Turi Marionetta” di Savi Manna, un excursus, sottoforma di monologo umoristico, sulla storia di una delle tradizioni più antiche della nostra Sicilia. Anche “Vedettes” è piaciuto molto, soprattutto per quanto concerne l’aspetto registico e quello scenografico, nonostante si trattasse di uno spettacolo che possiamo tranquillamente definire “avanguardistico” e dai contenuti non immediatamente decifrabili.scenanuda_001

A proposito dei primi tre spettacoli, nonostante siano molto diversi tra loro, tutti lanciano messaggi che hanno a che fare con la contemporaneità: le brutture di un’industrializzazione forsennata nel primo, la perdita dell’identità e delle radici legate alla tradizione nel secondo, lo smarrimento dell’io nel vortice di una società sempre più piegata all’immagine che alla sostanza nel terzo. Una Scelta casuale o c’è una ricerca ragionata nel portare in scena le tre rappresentazioni?
In realtà non si è trattata né dell’una, né dell’altra. Noi scegliamo gli spettacoli non tanto in base ai messaggi che lanciano, non è detto, infatti, che una piéce debba sempre o per forza lanciare un messaggio, ma considerando altri fattori: innanzitutto se ci emozionano, se ci prendono alla pancia. Poi valutiamo il curriculum delle compagnie e i loro progetti e se questi siano affini alla linea artistica di “Scenanuda”. E infine cerchiamo, quanto più possibile, di dare spazio ad artisti siciliani.
Perché questa attenzione particolare verso gli artisti isolani?
Perché mi sono stancato di sentire storie di colleghi che emigrano a Roma, Milano o altre città d’Italia per poter fare il loro lavoro. E mi sono stancato anche di sentire frasi come “Il grande Teatro sbarca in Sicilia”: in Sicilia il grande teatro c’è già e noi tutti, in quanto siciliani, dobbiamo fare il possibile per valorizzare i nostri geni. Non è possibile che la terra di Pirandello, Quasimodo, Beniamino Joppolo, Emma Dante, Tino Caspanello, non sia fertile per i suoi stessi figli. E “Scenanuda” vuole impegnarsi a dare voce e spazio ai professionisti siciliani.

Adesso siamo in prossimità del natale. Quale migliore occasione per riviverne la magia attraverso la musica? Tra l’altro vi siete affidati ad una formazione di tutto rispetto, la Brass Band, che si esibirà il 17 dicembre.
Non sto nella pelle in vista di questo concerto! L’anno scorso abbiamo iniziato la rassegna a gennaio e dunque non è stato possibile fare il Concerto di Natale. Quest’anno non ce lo saremmo fatti scappare per nulla al mondo, perché ci sono alcune cose da cui non si può prescindere: la scampagnata del lunedì di Pasqua, il brindisi di Capodanno e il Concerto di Natale! E’ un Classico e anche “Scenanuda”, a volte, non può sottrarsi al fascino dei grandi classici.
Dobbiamo aspettarci il solito concerto di Natale?
Non esageriamo, il concerto sarà classico fino a un certo punto, infatti ci saranno sia brani natalizi che pezzi di musica classica, da Bach a Mozart e Beethoven, ma tutti ri-arrangiati in chiave Jazz e Swing dal direttore dell’ensamble, che consta di ben tredici musicisti, il Maestro Stefano D’Amico, compositore ed esecutore tra i più apprezzati in tutta Italia: ha lavorato, infatti, al Teatro “Alla Scala” di Milano, al “Vittorio Emanuele” di Messina, al “San Carlo” di Napoli, al “Petruzzelli” di Bari, oltre ad aver collaborato con veri e propri monumenti viventi della musica internazionale, come Riccardo Muti.Patti_Teatro_Beniamino_Joppolo_001

A quanto pare la musica occupa un posto tutt’altro che secondario all’interno della rassegna. Perché questa scelta?
E’ una scelta ben precisa. “Scenanuda” non é solo una rassegna di Prosa, ma é una rassegna teatrale: per teatro intendiamo tutte le discipline che fanno parte della sfera dello spettacolo dal vivo: quindi anche danza e musica. Se la rassegna continuerà nei prossimi anni inseriremo anche altre tipologie di spettacolo. Per la musica è stata fondamentale l’esperienza di Chiara Pollicita, a sua volta musicista e musicologa. L’anno scorso la musica era presente, ma la formazione più numerosa fu il quartetto a plettro: quest’anno il quartetto è la formazione meno numerosa fra tutti gli ensambles che suoneranno al “Beniamino Joppolo”: come dicevamo ci sarà la Brass Band, formata da 13 elementi mentre a febbraio sarà la volta della Corale Polifonica “Palestrina”: cinquanta coristi diretti dal Maestro Dario Pino, compositore, pianista e didatta di livello eccelso. E infine maggio concluderà la rassegna con concerto di Standard e Jazz, con un quartetto guidato dal percussionista Stefano Sgrò.

Il tuo approccio artistico alla musica si risolve, del resto, in un sodalizio piuttosto originale con la musicista Chiara Pollicita. Insieme avete messo in piedi un originalissimo omaggio a De Andrè. Raccontaci come nasce l’amore sacro e l’amor profano, che porterete in scena a breve.
Hai detto bene, è un omaggio a Faber. E abbiamo pensato di omaggiarlo non in maniera classica, ossia cantando le sue canzoni, ma facendo qualcosa di diverso. Saremo io e Chiara Pollicita da soli sul palco; io reciterò i testi delle canzoni di De Andrè in un connubio molto affascinante con le musiche suonate da Chiara. Ma anche in questo caso non saranno musiche composte da De Andrè, ma pezzi del repertorio chitarristico internazionale, dal ‘700 ai giorni nostri. Questa scelta è dovuta al fatto che la musica delle sue canzoni è strettamente incorporata in esse, a volte sembra emergere dalle parole stesse, distogliendo talvolta l’ascoltatore dalla vera essenza del contenuto. Tramite l’utilizzo di musiche diverse e di un approccio differente all’utilizzo della voce, a cui si aggiunge il “gesto” dell’attore, si vuole sciogliere questa simbiosi per permettere allo spettatore un viaggio puro e personale nel mondo poetico del cantautore genovese, fatto di indignazione e di solidarietà, di pietà e di ironia, dei piccoli fatti della storia comune e delle grandi vicende della quotidianità individuale, dell’amore di Dio e di quello degli uomini.

Ufficio stampa Filokalòn
Per info e prevendite 3492123730

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.