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PATTI – Auguri Natalizi del Vescovo Mons. Guglielmo Giombanco alla Diocesi

PATTI – Auguri Natalizi del Vescovo Mons. Guglielmo Giombanco alla Diocesi
Dicembre 22
17:35 2018

Carissimi Amici, Sono veramente felice di rivolgere a tutti voi fervidi auguri di un Santo Natale del Signore. Natale è una festa di fede, di gioia e di speranza. Di fede nel Figlio di Dio che si è fatto uomo per ridonare all’uomo la dignità filiale. Di gioia perché l’incontro con Gesù Cristo, nella luce del Natale, riempie di gioia i nostri cuori. Di speranza perché la nascita di Cristo ‒ come ogni nascita ‒ è segno di speranza, di vita che germoglia per portare frutti di amore. Il credente, infatti, fonda la speranza nella memoria di Gesù Cristo. Egli sa che per lui la speranza diventa un’assunzione di responsabilità dinanzi a Dio e all’uomo.

Oggi il cristiano non può rispondere all’uomo bisognoso di aiuto con l’indifferenza, che è la prima nemica della speranza. Come al tempo della nascita di Gesù; per lui non vi era posto perché straniero, tutto era esaurito nelle locande di Betlemme; così il Figlio di Dio dovette farsi uomo in una grotta. Gesù, appena viene al mondo, fa l’esperienza della povertà, del rifiuto, della freddezza del cuore umano da parte di coloro che credevano di vivere adagiandosi sulle false sicurezze e si mostravano indifferenti dinanzi ad una richiesta d’aiuto.

Natale, carissimi, non viene tanto a titillarci con le zampogne e le stelle sfolgoranti dell’albero, quanto a chiederci un esame di coscienza. Potrebbe darsi che quel che è avvenuto duemila anni fa a Betlemme e dintorni, si ripeta anche oggi nella nostra società. Vi è un’umanità segnata profondamente da sofferenze varie.

Tra queste emergono prepotenti l’umiliazione dei poveri che spesso sono evitati perché la loro presenza inquieta e disturba. Vi è il rifiuto di tanti fratelli migranti e senza fissa dimora che non vengono accolti, perché stranieri e quindi scartati; eppure Cristo nasce anche per loro. Vi è l’angoscia interiore dei giovani senza prospettive di lavoro. Vi è il disagio dei padri di famiglia che non sanno come dire ai figli che non possono dare a loro il necessario per una vita dignitosa.

Vi è il travaglio dei datori di lavoro che non sanno come garantire il futuro ai dipendenti perché ostacolati dalla mancanza di scelte politiche adeguate. Vi è la sofferenza degli ammalati aggravata dalla mancanze di servizi necessari nelle strutture sanitarie, presenti nei territori di periferia, per cui i cittadini sono costretti a lunghi spostamenti per aver riconosciuto il diritto alla salute. Come si può annunciare la speranza quando la vita più che essere vissuta con gioia è un fardello pesante che genera tristezza?

Oggi c’è crisi di speranza perché vi è deficit permanente di solidarietà e di amore. Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium scrive: «Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non riascolta più la voce di Dio, non si gode della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene».

Una volta, una figura fissa del presepe era il pastorello che rappresentava l’uomo incantato, stupito: lo si poneva abitualmente nel punto più lontano del presepe, un piccolo uomo con la mano sulla fronte a modo di visiera, che guarda la grotta tutto stupito. Mi pare che sia questa la figura del vero cristiano: tutto incantato, quasi immobile, di fronte allo spettacolo di un Dio che si manifesta e ama gratuitamente e per sempre. Perciò senza indulgere alla retorica non dobbiamo fermarci a distanza come il pastorello del presepe che guardava da lontano, ma avvicinarci sempre di più ai luoghi dove veramente s’incontra Cristo; là è necessario fermarsi; sono i luoghi di una umanità sofferente che chiede amore, solidarietà e impegno responsabile.

La nascita di Cristo ci invita a credere nella positività della vita. Egli si fa uomo per vivere con l’uomo e per l’uomo. Si fa uomo per percorrere le strade dell’umanità e diffondere la speranza come forza di vita. Così il cristianesimo diventa promozione umana. In questo tempo di Natale lasciamoci raggiungere dall’umiltà e dalla tenerezza di un Dio bambino per rendere la vita bella e luminosa perché resa capace di generare speranza nel cuore dell’uomo.

Il cristiano – scriveva Péguy – è un «trasmettitore di speranza». A Natale non accontentiamoci di dire solo l’augurio di «buon Natale», cerchiamo piuttosto di far passare da cuore a cuore la speranza nella vita che rinasce per generare amore e solidarietà.

Auguri, amici, anche a voi che ci seguite da lontano, auguri cari fratelli e sorelle visitati dalla sofferenza, auguri famiglie, che pur tra tante difficoltà, accogliete il dono della vita. A tutti auguro, con un grande abbraccio fraterno, che la gioia del Natale invada i vostri cuori. Buon Natale!

 Guglielmo, Vescovo

Redazione da comunicato stampa

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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