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MI ABBRONZO ERGO SUM (di Diego Sergio Anzà)

MI ABBRONZO ERGO SUM (di Diego Sergio Anzà)
Agosto 04
15:40 2016

Roba da ernia al cervello. Siamo in pieno sole, sono in onda i rituali dell’estate. Bisogna sforzarsi, ricordarli bene, non mancare ad un solo appuntamento. È l’ora fatidica della riscossa dopo l’inverno triste e grigio. Altro che rilassarsi. Mente e corpo tesi verso una colorita auto-epifania. C’è tempo negli altri mesi per riposare. Luglio ed agosto esigono stress, tanto stress. Sul diario bisogna scrivere grandi eventi. Stare al passo, anzi no superare, gli accadimenti di parenti, amici e soprattutto ex amici. Il signor Rossi e la signora Bianchi potrebbero svegliarsi un pò più tardi. Scherziamo! E che ferie sarebbero! Lei ha bisogno di una tagliatina alla chioma. Un pò di colore? Si vedrà. In ogni caso alle 8 in punto incontro inderogabile con Figaro (o con Figara).mare_donna_abbronzata_001

Bisogna anticipare le concorrenti. Lui deve comprare un nuovo costumino e le moderne ciabatte da penitente. Giro di negozi sotto i raggi già infuocati. Uno spasso. Ed ancora siamo all’inizio. Lei ritarda. Dal coiffeur si è imbattuta in una conoscente appena giunta dalla Gran Milan. Entrambe hanno fatto finta di non conoscersi. E che sono scema, che faccio io il primo accenno di saluto? Poi la lombarda espone il Rolex cinese e l’altra: io d’estate non porto orologio, mi fa sudare il braccio. Sorrisi a tutta dentiera, abbracci e voglia di ricordi. Il signor Rossi e la signora Bianchi si ricongiungono. Estate oblige, c’è la cena in terrazza. A mezzogiorno digiuno. Magari una mezza granita col biscottino. In piedi, di corsa. Il market chiude. Urgono le cibarie. Non scordiamoci l’acqua frizzante. Un ruttino dopo la norma e le braciole, anima la brezza.

Torniamo indietro. La tavolata sotto le stelle per ora può aspettare. È ancora il primissimo pomeriggio. Ci sdraiamo un’oretta, chissà… da cosa nasce cosa. Assolutamente no, grida terrorizzata dal bagno la signora Bianchi. È trascorsa una settimana, sono ancora bianca come una tisica. Ed anche tu sembri un pupo di cera. Subito al mare, senza ombrellone. Ci dobbiamo abbronzare come il Moro di Palermo.

mare_donna_abbronzata_003Appunto l’abbronzatura, la questione paradigmatica, il nucleo esistenziale di queste storiche giornate feriaiole. Senza il castano bruno, non ha senso esistere. Cartesio ha sbagliato di grosso. Vieni, melanina, vieni. Venite melanofori, tutti da noi. E chi se ne frega se Salvini non riesce a distinguere un indigeno da un invasore. Diamogli questo dolore. Tutti scuri. Il signor Rossi e la signora Bianchi sanno benissimo che non possono esimersi da questo sforzo culturale. Senza una perfetta abbronzatura, si diventa scarti estivi. Peggio delle lattine di Coca vuote. È tutta in quel cromatismo la fenomenologia fattuale kantiana. Chi ti accetta nel concilio delle serate d’agosto? Vade retro, bianchicci. Quella già si chiama Bianchi! E poi mentre il dio egizio concede il suo dono colorato, sulle sdraio ferve il dibattito.

Non è certo solo questione di abbronzatura. Il signor Rossi, dopo un accenno a quel cretino di Renzi (tranchant), indica al suo vicino di coloritura, una salumeria dove il prosciutto crudo costa 30 centesimi in meno del Discount. Ed anche un gommista che fa risparmiare un euro per ruota. La signora Bianchi non sta poi nella pelle, mannaggia ancora soltanto scuretta. Se mia cugina-dice alla compagna di sabbia–pensa che suo nipote sia più bravo del mio a scuola, si sbaglia di grosso. Poveretta, non ha voluto capire che mio nipote frequenta una scuola privata, non quella lurida scuola pubblica di suo nipote. Senta (e qui si ferma la didattica), ha visto che smalto favoloso ho trovato nella profumeria del Corso? E l’abbronzatura? Prosegue così, così. Ci vuole qualche altra settimana di astro benevolo. Che stress! Passa uno srilankese mezzo morto, venditore di asciugamani. Che stress, come li invidio con quella bella pelle scura!

Signor Rossi e signora Bianchi, forse non ci avete pensato, ma esiste un rimedio infallibile per abbronzarsi in sole 12 ore: è il tempo di lavoro stagionale e giornaliero di una raccoglitrice di pomodori nel Tavoliere delle Puglie. Accomodatevi. Vedrete che abbronzatura e che figurone con gli amici!

 

 

Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.