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MESSINA – Primi incendi stagionali nel messinese. Anna Carulli: “Colline devastate a più riprese hanno creato un territorio fantasma”

MESSINA – Primi incendi stagionali nel messinese.  Anna Carulli: “Colline devastate a più riprese hanno creato un territorio fantasma”
Maggio 18
08:13 2020

“Colline devastate e un territorio tristemente fantasma” è quello che 
purtroppo è costretto a constatare l’Istituto Nazionale di 
Bioarchitettura dopo il terribile incendio che ha colpito in due 
giorni i territori della fascia tirrenica del messinese, a partire da 
Spadafora.

“Grazie a tutti quegli attori ed istituzioni intervenuti sul 
territorio per spegnere gli incendi – dichiara il Presidente 
dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura Anna Carulli – Nelle 
regioni mediterranee il fuoco è stato un fattore determinante nel 
plasmare la vegetazione. Ultimamente è cambiato il rapporto uomo-bosco 
e uomo-natura; nel tempo si è manifestato in forme e modi differenti 
che sono la diretta conseguenza dell’interfaccia natura-società. 

L’uomo ha modificato l’ambiente naturale per soddisfare le proprie 
necessità vitali. Anche la scomparsa di gran parte delle foreste si 
deve a questa causa antica, ed è purtroppo, ancora presente, almeno in 
altre aree. Si osserva da tempo nei confronti di queste aree un 
perverso desiderio distruttivo e le conseguenze sono sotto gli occhi 
di tutti, incendi che provocano frane e alluvioni d’inverno. 
Catastrofi che si ripetono con esasperante continuità provocando danni 
incalcolabili. Oltre alla buona gestione, necessitano adeguati stimoli 
umanistici per riattivare la cultura del bosco e la cultura della 
tutela del territorio”.

“Nel nostro paese – prosegue Anna Carulli – il miglioramento delle 
condizioni di vita ha portato a modificare l’uso della foresta che, a 
dire il vero, oggi è maggiormente tutelata, sia sul piano tecnico sia 
su quello giuridico. Ciononostante, in questi ultimi tempi il problema 
degli incendi nei boschi e a valle, ha raggiunto una tale gravità da 
assumere proporzioni patologiche; tutto ciò, malgrado l’aumento 
costante degli investimenti volti a prevenire e a combattere il 
fenomeno.

L’elevato numero e la dimensione degli incendi è un fattore 
che aggiunge instabilità a instabilità. Questi eventi distruttivi 
vengono riportati dai media con grande evidenza, ma ormai non fanno 
più notizia. La distruzione delle colline e delle foreste provoca 
grande smarrimento, perché anche le aree povere e degradate, ma 
peculiari e significative, sono parte integrante e vitale di un 
contesto: la mediterraneità. La distruzione di territori è 
paragonabile all’incendio di alcune parti di una grande biblioteca 
dove sono conservati libri che nessuno ha mai letto; la biodiversità 
contiene la saggezza accumulata dalla natura ed è la chiave per il suo 
futuro. Se si volesse distruggere una società, si brucerebbero le sue 
biblioteche e si ucciderebbero i suoi intellettuali, distruggendo il 
loro sapere.

Il sapere della natura è racchiuso nel DNA delle cellule 
viventi. La varietà dell’informazione genetica è il motore 
dell’evoluzione, il sistema immunitario della vita. L’ecologia del 
paesaggio ci fa comprendere la complessità ed il valore 
dell’interazioni tra le varie parti. L’intervento di recupero di 
un’area incendiata è complesso e non scomponibile e deriva dalla 
complessità di un ecosistema o di una porzione di territorio, in 
quanto conoscere le specifiche del territorio è cosa ben diversa da 
conoscere l’interazione funzionale delle diverse parti che lo 
compongono. Un sistema complesso strutturato dalle loro relazioni 
reciproche, come si evince poi dal recupero delle aree incendiate, che 
sintetizza elementi fisici, biologici, culturali e sociali”.

Redazione da comunicato stampa

 
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