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MESSINA – La Guardia di Finanza sequestra testi universitari illecitamente riprodotti. 3 denunce

MESSINA – La Guardia di Finanza sequestra testi universitari illecitamente riprodotti. 3 denunce
Marzo 21
09:17 2017

La Guardia di Finanza di Messina nelle scorse settimane ha  sottoposto a sequestro migliaia di file relativi a circa duemila testi universitari riprodotti illecitamente, oltre a centocinquanta libri stampati, denunciando tre persone alla competente autorità giudiziaria.

Le Fiamme Gialle, che hanno operato unitamente a personale della S.I.A.E. di Messina, dopo una preventiva e approfondita attività investigativa, hanno individuato e sottoposto a controllo tre attività commerciali operanti nel servizio di copisteria, ubicate nel centro cittadino, nei pressi dell’ateneo messinese.

Le operazioni ispettive hanno permesso di svelare un rodato meccanismo che veniva realizzato per eludere le disposizioni in materia di diritto d’autore e tributarie. Questo sistema veniva posto in essere attraverso una serie di computer e uno scanner che permetteva di digitalizzare migliaia di testi universitari di elevato valore commerciale, alcuni dei quali composti da centinaia di pagine, che erano disponibili a richiesta da parte di compiacenti clienti.

I finanzieri hanno complessivamente sottoposto a sequestro un personal computer, quattro stampanti/fotocopiatrici professionali e un hard disk, oltre a centocinquanta libri già stampati e pronti per la vendita, tra cui manuali di diritto, testi di economia, di medicina e di lingue straniere e che erano occultati all’interno dei tre locali commerciali.I file sequestrati, oltre trentamila, relativi a circa duemila testi, erano contenuti, invece, su supporti hard disk e su cartelle di lavoro all’interno dei pc, rintracciati a seguito di un’ispezione tecnica condotta dai finanzieri messinesi.

L’attività si è conclusa con la denuncia alla locale Procura della Repubblica dei tre titolari di copisterie. Nei loro confronti sono state elevate anche sanzioni amministrative che vanno da un minimo di 45.000 euro a un massimo di 450.000 euro.

Le disposizioni di legge che regolano la materia contemplano, inoltre, significative sanzioni amministrative anche per gli acquirenti, i quali rischiano di vedersi comminate pene pecuniarie fino a importi che raggiungono i diecimila euro.

 

Redazione da comunicato stampa

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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