LEGNATE A MOGLIE E FIGLI. IN RUSSIA SI PUÒ ! (di Diego Sergio Anzà)
Se un marito “maschione” si ritira a casa incazzato o un po’ sbronzo, non ha forse tutte le buone ragioni per prendere a calci, schiaffi e pugni la moglie ed i figli?
Per quel che mi riguarda, io questo marito lo condannerei a mille frustate o se preferite ad una lunga permanenza in carcere. Ma questi sono posizioni da democratici deboli e sfascia-famiglie. Nella Russia di Putin infatti la pensano diversamente. E ti pareva! Siamo nel Paese dell’uomo forte al comando, quello che piace tanto ai nostri Salvini e Grillo.
Sto delirando? No. Sono sotto choc? Sì. Fino a quando non è stata confermata da tutti i media, pensavo che questa notizia fosse la solita bufala. Ed invece la scioccante “legge sugli schiaffoni” è proprio vera.
Non ci credete, dite che non è possibile? Ed allora ecco i dettagli.
La Duma (corrispettivo della Camera italiana) ha approvato ieri quasi all’unanimità ed in via definitiva il progetto di legge con cui si depenalizzano le violenze in famiglia, declassandoli a illeciti amministrativi. Per essere varata, la nuova legge, ha bisogno ora del via libera, scontato, del Consiglio della Federazione (il Senato) e della firma ultrascontata del duro e puro presidente Vladimir Putin. Nel corso della seduta, 380 “eroici” deputati russi hanno votato sì al provvedimento è solo 3 “stupidotti” hanno votato contro.
La nuova legge stabilisce che le violenze domestiche costituiscono reato solo se c’è reiterazione. In particolare solo se chi le ha commesse è già stato condannato per uguale motivo. In caso contrario, i maltrattamenti comporteranno solo responsabilità civile: la pena sarà dunque una multarella. Sul concetto di violenza non ci sono equivoci: il disegno di legge parla esplicitamente di “percosse” e di conseguenti danni fisici: altrimenti si tratta…di discussioni animate. Ed un autorevole e… saggio parlamentare conservatore ha spiegato che “la legge renderà le famiglie più forti” (sic). E si capisce! Infatti il 40% dei crimini violenti in Russia avvengono in casa. Ogni anno sono 36.000 le donne picchiate dal marito. In 12.000 perdono la vita. Il 60-70% delle vittime non chiede neppure aiuto ed il 97% dei casi di violenza domestica non arriva in tribunale. Logica putiniana vuole quindi che neanche quel tre per cento delle compagne picchiate si permetta più di denunciare. Le botte restino cose di casa, altrimenti anche la multarella toglie rubli al budget familiare. E poi ci scandalizziamo dei musulmani!
Che dire? Mi metto a parlare dell’eredità di Ivan il Terribile e di Rasputin? Invoco la Rivoluzione, mi soffermo sul dato ontologico e storico dell’autoritarismo russo? Chiedo spiegazioni a Tolstoj, Dostoevskij e Solzenicyn? Non ne ho voglia e sinceramente di fronte a tanta barbarie non so cosa dire. La realtà (legalizzazione della violenza domestica) è talmente più forte di qualsiasi balorda immaginazione, che non mi va di aggiungere altro ghiaccio nella tundra.
Sui diritti civili e sulla democrazia, la Russia rimane una nazione fortemente arretrata. Un Paese sotto il bastone di uno stalinista, ex agente del Kgb, che fa scomparire i giornalisti liberi e scomodi e che si presenta tronfio al mondo, grazie alle sue riserve di gas ed ai suoi armamenti atomici. Degno solo di trascorrere allegre nottate in baita col compagno Berlusconi e di ricevere i complimenti degli aspiranti ducetti italioti e miricani.
Ah, a proposito, dicono che Trump sia stato preso da una terribile invidia. Scalpita avvolto nelle sue tende d’oro. Vuole subito firmare anch’esso una legge che autorizzi a picchiare le matriosche di New York. Così come prima prova, poi si vedrà.
Amici miei, beviamoci una vodka e buona notte.
Diego Sergio Anzà