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GRAZIE PAOLO (di Diego Sergio Anzà)

GRAZIE PAOLO (di Diego Sergio Anzà)
Novembre 29
08:40 2016

Potenza della Rete. Ci ha fatto sapere, se non è una bufalina,  che il pornodivo Rocco Sifreddi ha deciso la sua erezione,  pardon adesione, al fronte del NO. Ci rallegriamo per la notizia perché è probabile che così si alzi il tenore del dibattito sul referendum. Magari aggiungendo pure Barbara D’Urso, le sorelline Parodi coi rispettivi consorti, Emilio Fede ed il mago Silvan.

Mamma mia non c’è la faccio più con questo quotidiano Grand Guignol. Gira, gira sempre lo stesso disco del Travaglio, girano, girano sempre gli stessi codicilli di legulei perditempo. Dei politici non parlo…  Girano i marroni. Non se ne può più di questo contesto mediatico avvilente ed insopportabile. I soliti nani e ballerine a girovagare nel nulla.
Mi rifugio in una dimensione di grande valore etico, professionale e civile. Cerco la compagnia di un vero uomo, di un autentico eroe della lotta contro la MAFIA. E voglio condividere con voi questa compagnia.

Per chi non lo conoscesse, si chiama PAOLO BORROMETI,  giovane giornalista di Ragusa  da più di un anno sotto scorta dopo essere stato minacciato e pestato, davanti alla propria casa, dagli uomini del disonore.

“Morirai, metterò il tuo cuore in padella e lo mangerò”, “ti scippo la testa, sarà il tuo peggiore incubo”; queste sono solo alcune, le più riferibili, delle minacce ricevute dal coraggioso cronista. Nelle sue inchieste ha parlato dei traffici milionari che ruotano attorno al mercato ortofrutticolo di Vittoria, del Comune di Scicli sciolto per mafia, del racket delle agenzie funebri e dei manifesti, dello smaltimento illegale di migliaia di tonnellate di teli di plastica per le serre.

Con le sue straordinarie inchieste, Borrometi ha scoperchiato da solo il pentolone putrido dell’Agromafia. Da Vittoria fino a Fondi e Milano. Un affare mafioso da 14 miliardi di di euro l’anno.
Paolo ci ha fatto conoscere la realtà di Ragusa, la provincia italiana più a sud di Tunisi, la terra di Montalbano, una delle province con il reddito procapite più alto della Sicilia, ma che, nonostante la sua ricchezza, è stata sempre considerata la provincia “babba” perché faceva comodo dire, che quel territorio non poteva interessare alle cosche. E invece proprio nella zona di Ragusa, è nata una nuova mafia, la Stidda, una delle più feroci organizzazioni criminali dell’Isola, protagonista assoluta dell’Agromafia. Talmente forte e radicata che la stessa Cosa nostra è dovuta venire a patti con i boss ragusani. Tra questi, un maledetto di nome Titta Ventura che per anni ha perseguitato con tutti i mezzi l’eroico reporter.

Fin dalle Medie, Paolo Borrometi aveva sognato di fare il giornalista e già durante gli studi universitari ha cominciato a svelare casi non risolti dagli organi inquirenti, entrando in contrasto con le cosche più sanguinarie.

Paolo ha capito subito che per portare avanti , senza condizionamenti, il suo prezioso lavoro, doveva fare il battitore libero. Ha rinunciato quindi alle corrispondenze con i quotidiani isolani ed ha creato un giornale online, La Spia.it, (consiglio a tutti di collegarsi con questo sito).
In un alveo di esperienze e testimonianze straordinarie. Da Peppino Impastato, a Paolo Francese,a Mauro De Mauro, a Giovanni Spampinato ed a tanti altri che hanno combattuto contro Cosa nostra.

E proprio l’esempio di Spampinato ha ispirato la vita professionale di Borrometi.

Aveva solo 26 anni Spampinato, anch’esso ragusano, quando venne ucciso. Era un bravissimo cronista, un grande intellettuale, comunista e cattolico. Scriveva sul glorioso quotidiano antimafia, “L’Ora” di Palermo. I suoi reportage riguardavano essenzialmente le trame del neofascismo in Sicilia, all’epoca legate al fallito golpe Borghese, al regime dei colonnelli greci e al traffico di materiale di antiquariato. Egli faceva a Ragusa quello che Peppino Impastato nel frattempo faceva a Cinisi: una denuncia a trecentosessanta gradi sul nesso fra eversione nera e potere mafioso-politico. Ma gli scoop che posero Giovanni all’attenzione dell’opinione pubblica siciliana furono due. Il primo riguardava la presenza di Stefano Delle Chiaie a Ragusa (anche questo ignorato dalla Rai), nel periodo in cui il leader neofascista era ricercato per la strage di piazza Fontana e per l’attentato all’Altare alla Patria di Roma. Il secondo concerneva il coinvolgimento del figlio del presidente del Tribunale di Ragusa, Roberto Campria – futuro assassino di Spampinato – nell’omicidio dell’ingegnere ragusano Angelo Tumino, fascista, coinvolto nel torbido commercio degli oggetti di antiquariato.

Nell’inchiesta sull’assassinio di Spampinato si sprecarono le omissioni e le..strane interpretazioni. Solite schifezze italiane che non avranno mai fine.
Grazie a Paolo Borrometi e a tutti gli altri eroici colleghi per l’onore che mi hanno concesso di trascorrere un paio d’ore in…loro compagnia, in questa notte piovosa e squallidamente ancora referendaria.

 

Diego Sergio Anzà

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

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