Patti24

 Breaking News

BROLO – Intervista alla biologa da record Rossella Bruno (di Elena Favazzo)

BROLO – Intervista alla biologa da record Rossella Bruno (di Elena Favazzo)
Maggio 16
16:39 2016

Il 4 Maggio scorso a Birmingham (UK), in occasione dell’International Mesothelioma Interest Group (iMIG), evento di risonanza mondiale che ogni due anni raccoglie tutti gli esperti di mesotelioma, il progetto di ricerca presentato dalla Dott.ssa Rossella Bruno, le è valso l’ambito premio del “iMig 2016 Young Investigator Award”.
Sono solo cinque i giovani ricercatori premiati per questa categoria under35, e i candidati provenienti da tutto il mondo vengono selezionati da una giuria d’eccezionale competenza: tra i membri si contano gli stessi autori delle linee guida su cui di fatto si basa l’attività laboratoristica e diagnostica di tutto il mondo.biologa_Rossella_Bruno_equipe_002

Da qualche settimana il volto radioso e sorridente della giovanissima Rossella Bruno gira sul web. Scontato a dirsi, se si pensa che la 31enne biologa originaria di Brolo, ma residente a Pisa ormai da anni, ha avuto l’onore e il privilegio di essere premiata nell’ambito di uno dei più importanti ed affermati eventi scientifici del globo.
Dicevamo, giovanissima, aggiungiamo umilissima, tant’è che quando si fa leva sul rumor che ha scatenato il premio qui in “patria”, puntualizza percettibilmente imbarazzata: «Nel campo scientifico gli award vengono dati nell’ambito di ogni conferenza: non è così improbabile che un giovane ricercatore riceva quindi un premio. È che in Italia la ricerca va a rilento. Va a rilento su tumori più diffusi come quello del colon, figuriamoci sul mesotelioma. È stato premiato il fatto che nel nostro piccolo siamo riusciti a trovare i fondi e portare avanti una ricerca riconosciuta a livello internazionale».

biologa_Rossella_Bruno_003Ci spiega meglio, approfittando della chiacchierata per fare delle precisazioni. «Non voglio ridimensionare assolutamente il valore di questo riconoscimento. Questo è un premio molto importante, siamo tutti orgogliosi! Quando segui un progetto di ricerca è un po’ come se fosse il tuo bambino, ma non vorrei che questo traguardo passasse come un punto d’arrivo: semmai è una partenza. Dopo anni di studi e sacrifici un piccolo riconoscimento serviva per rispolverare un po’ di fiducia». Rossella ha guidato il suo gruppo verso questo grande successo scientifico: «Nessun lavoro si fa da solo. È il mio progetto di dottorato, ma ho avuto la fortuna di avere dei collaboratori assolutamente validi, gente che mi ha aiutata e con me ha programmato e ha contribuito alla riuscita di questo progetto e sta continuando tuttora. A volte mi sento in imbarazzo quando non viene menzionato il gruppo, perché il gruppo ti supporta e ti sopporta. Senza quello non si va da nessuna parte. Oltre alla professoressa Fontanini, che ho la fortuna di avere come tutor e direttrice, in quanto crede molto nei giovani, ci affida progetti di ricerca importanti e ci spinge ed incoraggia ad andare sempre avanti e a presentare i nostri lavori oltre le mura del nostro laboratorio, con me hanno collaborato la dottoressa Greta Alì, patologa, e il dottore Riccardo Giannini, biologo». L’équipe lavora nel laboratorio di patologia molecolare, e il progetto è stato svolto in collaborazione con la chirurgia toracica.

Nel cercare di capire meglio in cosa consista questo studio riconosciuto a livello internazionale, Rossella ci aiuta. Intanto spiega che il mesotelioma è un tumore molto raro (ha un’incidenza del 2% circa). Riguarda la pleura, ovvero la membrana che avvolge i polmoni, e la sua principale causa è l’esposizione all’amianto. Dal momento in cui viene diagnosticato, al paziente resta in media poco più di un anno di vita e attualmente non ci sono terapie efficaci: «solitamente il paziente non risponde perché quando gli viene diagnosticato il tumore è troppo tardi». Dunque, anche un tumore estremamente aggressivo. L’interesse scientifico verso questa particolare patologia, considerato l’impatto che essa ha sulla nostra società, è dettato dalla necessità di conoscere meglio il mesotelioma e quindi approfondire in che modo sia possibile potenziare l’aspetto diagnostico: «fa differenza per il paziente sapere di avere un mesotelioma o di non averlo».biologa_Rossella_Bruno_in_laboratoeio_004

E spiega ancora: «quando devi fare la diagnosi di mesotelioma, una delle prime cose è la biopsia pleurica, prendi un pezzo ti tessuto e l’anatomopatologo lo analizza. Analizza cioè più lesioni pleuriche. L’unico modo per dire con certezza se la lesione mesoteliale è benigna o maligna, è vedere se le cellule mesoteliali hanno invaso il tessuto circostante, se l’invasione tumorale ha invaso quindi altri tessuti. Ma cosa succede: a volte, per condizioni generali del paziente, non si riesce a prelevare un tessuto che sia rappresentativo, e quindi se l’anatomopatologo non riesce a dimostrare l’invasione tumorale non può fare diagnosi, o comunque è difficile distinguere una lesione pleurica benigna da una maligna: iperplasie pleuriche possono esserci in seguito a processi infiammatori cronici, che non necessariamente sono tumurali».

Partendo da questo problema pratico e reale che gli anatomopatologi hanno nella fase diagnostica, si è proceduto con un primo approccio “letterario” all’argomento, quindi con il reperimento e lo studio di tutti il lavori pubblicati da gruppi di ricerche di tutto il mondo: è stato notato che in essi «veniva riportata l’espressione di alcuni geni (espressione cioè quanto il gene viene trascritto nell’RNA e quindi poi in proteina) come sregolata nel mesotelioma, cioè geni più “accesi” o più “spenti” rispetto che nelle situazioni maligne, però dall’altra parte abbiamo notato che di fatto nella pratica clinica questi dati non erano ancora stati tradotti. È vero che nel corso degli anni alcuni geni sono stati suggeriti come marker di diagnosi differenziale tra mesotelioma e lesioni pleuriche benigne, ma avevamo sempre delle limitazioni.

Quindi considerando l’eterogeneità del tumore e avendo a disposizione una macchina di ultima generazione, il cui nome è Nanostring, che è stato un grande investimento fortemente voluto dai miei direttori, abbiamo provato a vedere come funzionano tutti questi geni insieme, abbiamo poi selezionato i più importanti e ne abbiamo trovati 117, e li abbiamo analizzati tutti contemporaneamente mettendo a confronto la loro espressione tra lesioni pleuriche benigne e maligne di casi noti. Abbiamo testato l’espressione di questo “pannello” e abbiamo visto che in effetti tramite esso si riesce a discriminare, sulla base dell’espressione genica, le lesioni pleuriche maligne da quelle benigne». Il laboratorio pisano intercetta tutti i casi della Toscana e parte della Liguria, con una media di 39 casi all’anno. Sono dati preliminari e occorre aumentare la casistica per consolidare questa rivoluzionaria scoperta, ma dopo ulteriori validazioni l’applicazione pratica consentirà al patologo, con un’analisi molecolare, di vedere se il campione ha un profilo d’espressione benigna o maligna.

Rossella è un limpido fiume in piena mentre illustra appassionata concetti di una complessità non indifferente. E non c’è da stupirsi se dopo tutti questi anni consacrati alla ricerca sul mesotelioma, l’entusiasmo più grande lo manifesta nel ricordare quei 10 minuti avuti a disposizione nel corso della conferenza: «per ricevere il premio ho dovuto mandare anche il mio curriculum. Ancor prima che sapessimo del premio, il nostro abstract era stato selezionato per una comunicazione orale: a Birmingham non sono andata solo a ritirare un premio, ma ho avuto 10 minuti a disposizione per presentare il mio lavoro». Quando la commissione dell’iMIG accetta un lavoro, il candidato ha varie possibilità: può presentare il progetto sotto forma di poster, esponendolo nella postazione riservatagli da cui può rispondere a eventuali domande, oppure può esporre una breve relazione, quindi presentarlo come comunicazione orale: «per me è stata una cosa nuova e motivo di grande orgoglio perché mi sono trovata a parlare del mio lavoro davanti ai più grandi esperti di mesotelioma di tutto il mondo. Ricevere il premio mi ha emozionata tantissimo, però personalmente mi ha emozionata anche avere tra gli uditori gente i cui articoli e i cui lavori sono per me fonte di ispirazione».

Ma la testimonianza di Rossella conferma la condizione in cui attualmente versano i ricercatori precari italiani, situazione che denuncia senza remore, pur ritenendosi fortunata. E aggiunge: «partecipare ad un evento del genere è stato per noi motivo e occasione di confronto con altri gruppi». Anche in Italia ci sono diverse realtà che studiano il mesotelioma. Ma mentre in Italia si tende a “coltivare il proprio orticello”, all’estero sono molti gli studi condotti a livello nazionale. Questo non dovrebbe esistere, «soprattutto se si parla di un tumore raro come il mesotelioma».

Dopo aver ringraziato Rossella per la disponibilità e per il buon esempio di tenacia, serietà e preparazione con noi condiviso, non resta che augurarle buon lavoro!

 

 

Elena Favazzo

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.

Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo.